LE GIORNATE

Quella che, retrospettivamente, è la prima edizione delle Giornate del Cinema Muto si tenne dal 9 all’11 settembre 1982, quando Cinemazero presentò presso l’Aula Magna del Centro Studi di Pordenone la collezione di film di Max Linder della Cineteca del Friuli. Intitolata “Le roi du rire: alle origini del cinema comico”, doveva trattarsi di una rassegna una tantum. Ma fra i meno di dieci ospiti provenienti da fuori regione c’era il decano degli storici italiani di cinema, Davide Turconi, che mentre eravamo tutti insieme a tavola ci disse, come se fosse la cosa più naturale al mondo: “Bene, il prossimo anno facciamo Mack Sennett”. E noi, del tutto naturalmente, accettammo.
Davide (classe 1911) è stato direttore delle Giornate fino al 1989, continuando a far parte del consiglio direttivo fino al 1998. Dal 1999 al 2005, anno della sua morte, è stato presidente onorario del festival. A partire dall’edizione del 1997 le Giornate sono state dirette per 19 anni con incredibile energia e passione dal critico e storico cinematografico inglese David Robinson (classe 1930). Nel 2016 è diventato direttore del festival il critico di Variety Jay Weissberg (classe 1965), legato a David, ora direttore emerito, da un pluriennale rapporto personale di stima e amicizia.

Hanno scritto sulle Giornate

The world’s leading international silent-film festival, Le Giornate del Cinema Muto, presented annually in northern Italy, is still going strong after more than a quarter century. The 26th edition of the festival in October 2007 marked a significant milestone: this was the year the festival returned to its original home in the city of Pordenone. Because of the demolition of the Cinema Verdi, the Pordenone theater that had originally housed the screenings, and delays in construction of a new theater to take its place, the festival had temporarily relocated to nearby Sacile for the previous eight years. But in 2007, with the erection of a new Verdi on the site of the old and the resolution of lingering structural issues, the Giornate returned to Pordenone. It was a triumphant homecoming. – J.B. Kaufman (Classic Images, no. 392, Feb. 2008)

Of all the intertitles appearing on screen during the 26th edtion of le Giornate del Cinema Muto, none raised a more knowing laugh than the warning in The Golden Road to Health and Beauty, the English version of a German physical-culture film from the mid-1920s: “Constant sitting is very bad for the body.” Just so – especially for a festival that keeps you glued to your seat before celluloid from 9am to past midnight.
Back in its original base of Pordenone in the impractical new Teatro Communale (half ocean liner, half Moby Dick), Italy’s prestigious showcase for silent cinema did a fair amount to make the pains bearable. – Geoff Brown
 (Sight & Sound, Dec. 2007)

Le Giornate del muto sono rientrate a casa. Una casa tirata a lucido: il Teatro Verdi nuovissimo, che occupa, con la bianca imponenza d’un iceberg di fantasia (e con in sala qualche gradino di troppo) lo spazio del vecchio, dove le Giornate erano cresciute e diventate “il più bel festival del mondo” come dicono gli studiosi e gli addetti ai lavori che vengono dall’estero. E che anche stavolta – dal 6 al 13 ottobre – erano i più a festeggiare la rentrée pordenonese, non senza qualche rimpianto, tuttavia, per la parentesi degli otto anni della trasferta nella vicina, riposante Sacile. – Piero Pruzzo (Film D.O.C., n. 75, nov.-dic. 2007)

Ormai unanimente considerato secondo festival italiano (secondo Mueller), o terzo (versione Veltroni) o comunque  quarto (Barbera), possiamo – tranciando di netto – metterlo addirittura al primo posto per la coerenza e l’articolazione internazionale del progetto. L’edizione appena conclusasi ha ampiamente confermato la qualità dell’offerta, anche se il ritorno nella più comoda e natia Pordenone ha lasciato molta nostalgia per il miracolo degli anni di Sacile, quando tutta una città ha coccolato con grande senso dell’ospitalità una manifestazione di specialisti, accogliendoli in un ambiente affascinante. Pordenone dovrebbe conquistarsi il ruolo di ritrovata sede, non considerarlo un atto dovuto: e invece molte cose, dall’anonimato inestetico della sala di proiezione all’impoverimento dei momenti conviviali (che richiedono sponsor generosi), hanno solo accentuato la nostalgia. – Sergio Grmek Germani (Il Manifesto, 16.10.2007)

Tired of movies looking like videogames rather than celluloid projections of men and women? Come to the Pordenone Silent Film Fest in northern Italy, now in its 26th year. The gold standard for silent film presentation, complemented by the world’s finest musical accompanists, Pordenone is the autumn destination for programmers, academics and enthusiasts from around the globe. – Variety Staff (“50 Unmissable Film Festivals”, Variety.com, 7 Sept. 2007)

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