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THE PORTRAIT IN THE ATTIC

THE PORTRAIT IN THE ATTIC
John H. Collins (US 1915)

Benché la Edison si adoperasse a far sì che Viola Dana fosse protagonista del maggior numero possibile di film nel 1914 e agli inizi del 1915, la reputazione dell’attrice era legata soprattutto alla sua interpretazione del ruolo principale nella pièce teatrale di Eleanor Gates The Poor Little Rich Girl (inaugurata a New York nel gennaio 1913), che aveva fatto della quindicenne attrice – peraltro già veterana del palcoscenico e del grande schermo, malgrado la sua giovane età – un’indiscussa beniamina di Broadway. Ma era il cinema ad esserle particolarmente congeniale (o forse alla madre, l’imperiosa Mary Flugrath), e nel gennaio 1915 accadde qualcosa di speciale: Viola incontrò John H. Collins. Fu diretta da lui per la prima volta in The Stone Heart (dato per perduto) e poi in The Portrait in the Attic, un superbo esempio di come Collins fosse capace di prendere in mano un qualsiasi melodramma vittoriano per ricavarne emozioni autentiche.
Quando il papà (Robert Conness) e la sua nuova moglie (Miriam Nesbitt) tornano dal loro viaggio di nozze, la giovane Thelma (Viola Dana) riesce a comportarsi educatamente di fronte a colei che ha preso il posto della sua defunta mamma, ma appena può corre a rifugiarsi nella mansarda, dove rimane a lungo per contemplare il ritratto della genitrice scomparsa. Dopo una festa di compleanno, Thelma corre di nuovo verso la mansarda, ma la fune che sorregge la scala semovente si spezza, e lei rimane intrappolata nel sottotetto. Sfinita, finisce per addormentarsi. La madre (Margaret Prussing) le appare in sogno, dicendole: “amami sempre, ma ama anche lei: fallo per tuo padre”. Per fortuna l’intraprendente Jerry, il cane di famiglia, lancia l’allarme e contribuisce al ritrovamento di Thelma; una volta messa in salvo, la piccola abbraccia la finalmente la madre adottiva.
La sceneggiatura di Richard Ridgely tiene a debita distanza i clichés di genere (ecco finalmente una matrigna buona!) e Collins la tratta con sincero rispetto, mettendo in scena la storia con estrema chiarezza ma anche con genuino calore. Da notare soprattutto gli effetti luministici nella sequenza della festa di compleanno, e poi di nuovo nella mansarda, dove il regista adotta il chiaroscuro per mettere in risalto la valenza emotiva delle situazioni senza indulgere tuttavia al decorativismo fine a se stesso. Data la trascorsa esperienza di Collins in quanto scenografo e arredatore si sarebbe tentati di accreditarlo nel film anche in questi ruoli: basta guardare l’incantevole camera da letto di Thelma, con carta da parati a decorazioni zoomorfe, e i meravigliosi abiti indossati da Nesbitt e Prussing.
In seguito al trionfo di Viola Dana in The Poor Little Rich Girl, i giornalisti continuavano a chiederle del metodo da lei adottato per ricoprire parti infantili, e si può immaginare che il costante allenamento in questo senso le abbia in seguito consentito di interpretare ruoli di fanciulle ben più giovani della sua vera età. Le recensioni a The Portrait in the Attic furono prodighe di lodi per la protagonista adolescente: “ancorché più anziana del suo personaggio, la signorina Dana è bravissima nel rendere gli stati d’animo della giovinetta, e la suo arrendersi [alla madre adottiva] nel finale è presentato con affettuosa convinzione. Riesce solo un po’ difficile comprendere come mai un marito debba relegare nell’angolino di una soffitta il ritratto della sua prima moglie, solo perché sta per portarne a casa un’altra” (Moving Picture World, 20 March 1915).

Jay Weissberg

regia/dir: John H. Collins.
scen: Richard Ridgely.
cast: Viola Dana (Thelma), Robert Conness (suo padre/Thelma’s father), Miriam Nesbitt (la matrigna/Thelma’s stepmother), William Bechtel (maestro di ballo/dancing master), Mrs. William Bechtel [Jenny C. Ahlstrom] (zia/aunt), Margaret Prussing (la madre di Thelma/Thelma’s mother), Jerry (Jerry, the Boston bull terrier).
prod: Edison.
uscita/rel: 06.03.1915.
copia/copy: 35mm, 829 ft. (orig. c.1000 ft.; 1917 reissue c.800 ft.; orig. GB rel. 1070 ft.), 11’03” (20 fps); did./titles: ENG.
fonte/source: Museum of Modern Art, New York.

Restauro effettuato nel 2017 da/Preserved 2017 by The Museum of Modern Art, con il sostegno di/with support from The Celeste Bartos Fund for Film Preservation.

Scansione a 4k di un master fine grain 35mm ricavato dal negativo originale, probabilmente ridotto per una riedizione del 1917. Tutte le  didascalie erano mancanti e sono state rifatte digitalmente a partire da un copione del 1915 presente nel fondo Edison del MoMA. / Scanned at 4K from a 35mm fine grain master printed from the original negative, probably shorted for reissue in 1917. All of the intertitles were missing, and had to be digitally recreated using text from a 1915 script in MoMA’s Edison files.