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SMOULDERING FIRES

SMOULDERING FIRES
(La donna che amò troppo tardi/La Femme de quarante ans)
Working titles: Married Hypocrites; The Marrying Age; Clinging Fingers
Clarence Brown (US 1925)

Ero rimasto vivamente colpito da The Goose Woman di Clarence Brown, che avevo rintracciato in una cineteca  britannica, e quindi mi misi alla ricerca di altri film di questo notevole regista. Grazie a John Huntley del BFI, Smouldering Fires venne reperito oltremare (in un allevamento di struzzi in Sud Africa, dalle parti di Johannesburg!). Non avevo mai visto un film imbibito in maniera così elaborata, ma è noto che Maurice Tourneur, il maestro di Browne, era un fanatico dell’imbibizione.
Il titolo fa pensare a un melodramma alla Drury Lane, ma il film si è rivelato – se non proprio un film femminista – quanto meno la vicenda intelligente, intensa e filmata con grande  eleganza, di una donna quarantenne che eredita una fabbrica dal padre.
Nella prima scena assistiamo alla riunione di un gruppo di capi reparto, tratteggiata con un’arguzia degna del miglior Lubitsch. Jane Vail (Pauline Frederick), definita nella sceneggiatura “La donna di ferro”, veste abiti di taglio maschile e tratta i dipendenti con freddo distacco. Ma il giovane Robert Elliott (Malcolm McGregor), pieno di risorse, attira l’attenzione di Jane che lo sceglie come segretario privato. Ben presto i due partono insieme per una crociera alle Hawaii. I pettegolezzi aziendali costringono Elliott a una proposta di matrimonio, ma Dorothy (Laura La Plante), sorella minore di Jane, torna dal college, e tra lei e Elliott non tarda a nascere l’amore. La coppia non ha il coraggio di confessare la cosa a Jane, che però, già depressa per la differenza d’età, intuisce quanto sta avvenendo…
Nel film si coglie l’influenza di Lubitsch (soprattutto di Three Women (1924): le analogie nella trama dei due film furono sottolineate nella recensione di Variety), ma anche di  Triumph di Cecil B. DeMille (1924) e Black Oxen di Frank Lloyd (1924).
Clarence Brown mi ha raccontato che Pauline Frederick fu colta dal peggior attacco di panico da palcoscenico che egli avesse mai visto. “Era stata una grande diva di Hollywood e aveva girato molti film. Il suo ultimo vero successo era stato Madame X (1920). Nei primi due giorni di lavorazione pensavo che stesse per arrendersi. Ma era una grande artista e superò coraggiosamente la crisi”.
Brown portò la troupe a Yosemite, dove aveva girato gran parte di The Last of the Mohicans. L’operatore si accorse che un albero copriva un panorama spettacolare, ma la guardia forestale non dava il permesso di abbatterlo; Brown persuase allora la protagonista a flirtare con costui, fino a quando egli non capitolò e acconsentì.
“Fu Smouldering Fires a procurarmi il contratto con Norma Talmadge,” raccontò Brown. “[Il produttore] John Considine lavorava allora con Joe Schenck. Una sera capitò al Forum Theatre di Los Angeles. Non sapeva neppure quale film si proiettasse. Entrò in sala dopo i titoli e pensò che si trattasse di un film di Lubitsch, fino a quando non vide i credits: “una produzione di Clarence Brown, diretta da Clarence Brown”. Il giorno dopo mi chiamò al telefono e cominciò a parlare di un contratto. Se non ricordo male, per i cinque film che girai alla Universal mi pagarono 12.500 dollari. Con Schenk passai a 3.000 dollari alla settimana”.
Laura La Plante aveva acquistato una copia a 16mm negli anni Trenta, quando lavorava alla Warner Bros in Inghilterra. Non l’aveva trovato coinvolgente? “Non troppo”, rispose. Le chiesi di proiettarlo; lo fece subito. Constatai deluso che si trattava della versione per l’estero. Era lo stesso film, eppure per qualche motivo non aveva assolutamente la stessa forza. Ho visto molte versioni europee di film muti americani, e raramente avevano l’efficacia dell’originaria versione nazionale. Spesso ciò dipendeva dall’utilizzo di seconde riprese (ossia riprese di qualità inferiore), ma Bob Gitt mi assicura che in questo caso furono usate, praticamente per tutte le sequenze, due macchine da presa collocate rigorosamente una accanto all’altra.
Il direttore della fotografia è l’autore del manuale per operatori cinematografici diventato famoso in tutto il mondo come “Il Jackson Rose”.
L’interpretazione più commovente del film è forse quella di Tully Marshall, anziano e popolarissimo caratterista che si era distinto nel ruolo del trapper in The Covered Wagon (1923) e in quello del ripugnante marito in Queen Kelly di Stroheim (1928); egli avrebbe poi recitato accanto a Greta Garbo in Grand Hotel e a Jean Harlow in Red Dust (entrambi del 1932).
Il famoso regista britannico Anthony Asquith era un fervente ammiratore di Pauline Frederick e di questo film in particolare. Smouldering Fires fu uno dei primi film recensiti da Graham Greene; egli anzi si sforzò di convincere la fidanzata, ancora riluttante, della bontà della morale del film: “sposati con qualcuno che abbia la tua età”!
Film Daily lo definì “un film di insolita bellezza, concepito con gusto eccezionale e diretto splendidamente…. uno dei film più interessanti mai realizzati dalla Universal”. Un remake (senza riconoscimenti per l’originale) fu diretto da Michael Curtiz nel 1933 per la Warner Bros., con il titolo Female, e l’interpretazione di Ruth Chatterton e George Brent, “sulla base di un romanzo di Donald Henderson Clarke”. In questa versione, alla fine il personaggio di Jane Vail assicura al marito che sarà lui a dirigere l’azienda (una fabbrica di automobili), mentre lei resterà a casa a badare ai bambini.

Kevin Brownlow

regia/dir: Clarence Brown.
scen: Sada Cowan, Howard Higgin, Melville Brown.
story: Margaret Deland, Sada Cowan, Howard Higgin.
did/titles: Dwinelle Benthall.
photog: Jackson Rose.
mont/ed: Edward Schroeder.
scg/des: E. E. Sheeley, Leo Kuter.
asst dir: Charles Dorian.
cast: Pauline Frederick (Jane Vail), Laura La Plante (Dorothy), Malcolm McGregor (Robert Elliott), Tully Marshall (Scotty), Wanda Hawley (Lucy), Helen Lynch (Kate Brown), George Cooper (Mugsy), Arthur Lake [comparsa nella scena del ballo/extra in dance sequence], Bert Roach, Billy Gould, Rolfe Sedan, Jack McDonald, William Orlamond, Robt Mack, Frank Newberg, Judy King, Betty Morrissey, Olive Hasbrouck [membri del members of Departmental Committee].
prod: Universal-Jewel, pres. Carl Laemmle.
uscita/rel: 18.01.1925.
copia/copy: DCP, 85′ (da/from 16mm; orig. 35mm 7356 ft., 22 fps); did./titles: ENG.
fonte/source: Packard Humanities Institute, PHI Stoa, Santa Clarita, CA.

Restauro effettuato da Robert Gitt impiegando copie 16mm “Show-At-Home”. / Restored by Robert Gitt using Show-At-Home 16mm prints from The Packard Humanities Institute (Hampton Collection) and Kevin Brownlow.