NELLA SERATA INAUGURALE LA DIVINE CROISIÈRE DI DUVIVIER CON LA MUSICA DI ANTONIO COPPOLA ESEGUITA DALL’OCTUOR DE FRANCE

NELLA PRIMA GIORNATA ANCHE IL WESTERN
CON HARRY CAREY DIRETTO DA JOHN FORD

La Divine Croisière, evento speciale con cui oggi inaugura la 42° edizione delle Giornate del Cinema Muto è uno degli ultimi film muti di Julien Duvivier, regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e attore teatrale francese di cui proprio in questi giorni ricorre l’anniversario della nascita, avvenuta a Lille l’8 ottobre 1896 (morì a Parigi nel 1967). Noto in Italia soprattutto per essere stato il regista dei primi due film della fortunata serie di Don Camillo e Peppone agli inizi degli anni ’50, Duvivier seppe sempre conciliare le esigenze dell’industria a quelle dell’arte. Ciò che a lui interessava era raccontare una bella storia (“ho lo stile dei film che faccio” replicava ai suoi critici), con bravi attori e bravi tecnici. La trama de La Divine Croisière parla di amore, avidità, riscatto, religione, di forza della natura e della lotta dell’uomo per la sopravvivenza. Parla anche di ribellione nella scena dei marinai in lotta con l’armatore, e fu forse per il sospetto di essere un manifesto di propaganda della lotta di classe che il film subì pesanti interventi censori che ne ridussero la durata a soli 45 minuti, togliendogli crudezza e forza. Appena messo al corrente dell’accaduto, Duvivier, impegnato su un altro set, volle rimontarlo ma purtroppo questa versione curata dall’autore è andata perduta. La ricostruzione che viene presentata come evento inaugurale delle Giornate del Cinema Muto è il risultato del restauro realizzato dalla Lobster Films in collaborazione con il CNC che restituisce e accentua la bellezza delle immagini dei paesaggi della Bretagna e della sua gente, inquadrata in primi piani di volti dalle espressioni piene di intensità e autenticità. Fra i protagonisti de La Divine Croisière spicca Thomy Bourdelle, il marinaio che incita all’ammutinamento, un fedelissimo del regista che ritroveremo anche in un Don Camillo.
La nuova partitura musicale è stata composta da Antonio Coppola, che ha amato senza riserve questo capolavoro e dirigerà nell’accompagnamento dal vivo l’Octuor de France.

Una delle retrospettive più attese di questa edizione delle Giornate è sicuramente quella dedicata a Harry Carey che inizia al Teatro Verdi alle ore 17 con la proiezione di Hell Bent (US 1918) diretto da John Ford, che qui si firma ancora Jack Ford. Fu lo stesso regista, che era solito lavorare con lo stesso team di attori e tecnici, a definire Carey “una delle stelle più luminose nel firmamento dei primi western”. I due lavorarono assieme molte volte e soprattutto furono amici tutta la vita, e fu Carey a guidare Ford nei primi anni, come il regista dichiarò in un’intervista a Peter Bogdanovich. La caratterizzazione che Carey dette al suo personaggio più popolare, Cheyenne Harry, un tipo pericoloso ma anche simpatico, sensibile oltre che duro in una combinazione di forza e lealtà, influì senz’altro sulle caratterizzazioni degli eroi dei successivi film di Ford. La realizzazione di quei primi western era molto avventurosa: Carey ricordava che non c’erano vere e proprie sceneggiature e gran parte delle riprese erano improvvisate. Spesso si prendeva una storia e la si girava in successione in vari studios, con nuovi titoli e attori diversi. Hell Bent, pur attenendosi a una trama western piuttosto convenzionale, presenta tuttavia alcune novità come la scena iniziale del dipinto da cui si anima l’azione, e il gusto per elementi di commedia. Per anni il film fu ritenuto perduto finchè alla fine degli anni ’80 fu rinvenuta una copia nella Cineteca di Praga e oggi l’equipe della NBCUniversal ha curato il restauro in 4K che viene presentato alle Giornate.

Nel programma di oggi, alle 15.45 con The Love that Lives (US 1917), ritroviamo un autore all’epoca molto apprezzato, l’italo-americano Robert Vignola, riscoperto proprio in precedenti edizioni delle Giornate. Il film è un melodramma prodotto dalla Famous Players, la compagnia con la quale Vignola lavorò prima di passare alla più fastosa Cosmopolitan del magnate William Randolph Hearst e alla sua protetta Marion Davies. In The Love that Lives Vignola si conferma maestro nella direzione di attori, guidando la protagonista Pauline Frederick in una prestazione di grande efficacia e realismo, sia quando ricopre il ruolo di una donna vecchia e vestita di stracci sia in quello di una elegantissima e affascinante mantenuta d’alto bordo. Vignola si conferma ancora una volta attento scrutatore della complessità dell’animo umano e della condizione sociale dei personaggi.

Il film spagnolo La reina joven del 1916 che apre alle 14.30 la seconda parte della rassegna iniziata l’anno scorso sulla Ruritania, è un perfetto esempio di come la trasposizione in un immaginario Stato, preferibilmente balcanico, di situazioni politiche scottanti, potesse evitare attenzioni sgradite della censura. In Spagna sin dall’800 la questione monarchica era quanto mai viva e la vicenda della Reina Joven interpretata dalla celebre attrice catalana Margarita Xirgu (il film è prodotto dalla più prestigiosa casa cinematografica di Barcellona, la Barcinógraf, ed è diretto da Magín Murià) che si innamora di un repubblicano ma rinuncia all’amore per senso del dovere, è un classico dei drammi ruritani come gli intrighi di corte e i reggenti malvagi. Il restauro della pellicola è opera della Filmoteca Valenciana.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

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