STATI UNITI E FRANCIA LE PROSSIME TAPPE DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO

DAL 31 OTTOBRE, UNA SELEZIONE DI FILM DALLA 38ª EDIZIONE, DA POCO CONCLUSA A PORDENONE, SARÀ PRESENTATA ALL’INDIANA UNIVERSITY DI BLOOMINGTON
E, DAL 5 NOVEMBRE, ALLA FONDATION JÉRÔME SEYDOUX-PATHÉ DI PARIGI.

“Fondate nel 1982, le Giornate del Cinema Muto sono considerate il festival internazionale di cinema muto più importante al mondo e si svolgono ogni anno a Pordenone, nel nord Italia.” Non è un’autocelebrazione ma quanto si legge sul sito dell’Indiana University, che a partire da giovedì 31 ottobre proporrà nella sua sede principale, a Bloomington, sugli schermi dell’IU Cinema, una selezione dei titoli presentati nel corso della 38a edizione delle Giornate del Cinema Muto, conclusasi a Pordenone il 12 ottobre.

Le Giornate continuano dunque a viaggiare e a portare, oltre ai film, il nome di Pordenone nel mondo. Il legame del festival con gli Stati Uniti è particolarmente forte e di lunga data, basti pensare al contributo imprescindibile degli archivi americani alla realizzazione di ogni edizione, alla collaborazione con il San Francisco Silent Film Festival o al Pordenone Silent Film Weekend, che per anni si è tenuto a New York, alla Brooklyn Academy of Music. È però una novità assoluta la collaborazione con l’Indiana University, fortemente voluta dal direttore del festival Jay Weissberg, in volo verso Bloomington per presentare il programma che ha curato insieme a Rachael Stoeltje, Laura Horak, Maggie Hennefeld, e Jon Vickers.

Per gli studenti dell’Università dell’Indiana, che si appresta a celebrare nel 2020 il suo bicentenario, e per il pubblico americano saranno proiettati, sempre con accompagnamento musicale dal vivo, la  commedia Universal con Reginald Denny What Happened to Jones (1926) di William A. Seiter, che aveva entusiasmato gli spettatori sia allo Zancanaro di Sacile in pre-apertura di festival sia al Teatro Verdi di Pordenone; lo spettacolare Joan the Woman (Giovanna d’Arco, 1916) di Cecil B. DeMille, con la famosa cantante lirica Geraldine Farrar; Sally, Irene and Mary (1925), il film MGM di Edmund Goulding, con una giovane Joan Crawford, recentemente restaurato dal George Eastman Museum di Rochester; i cortometraggi comici con le ormai famose “Nasty Women”, ovvero le “donne cattive”, personaggi deliziosamente anarcoidi che amano portare sconquasso nelle convenzioni di genere; e The Lodger (1927) di Alfred Hitchcock, che ha chiuso le Giornate 2019 con l’accompagnamento orchestrale.

Quasi in contemporanea, nella capitale francese, a partire da martedì 5 novembre alla Fondation Jérôme Seydoux-Pathé si terrà per il secondo anno “Le Giornate del Cinema Muto à Paris”. Nella presentazione Weissberg scrive che il festival di Pordenone e la Fondation Seydoux-Pathé “condividono l’obiettivo di esplorare il patrimonio cinematografico muto in tutti i suoi aspetti, da quelli più conosciuti ai più inattesi, e di assicurare che i film siano presentati al pubblico nelle migliori condizioni possibili.”

Le due rassegne, americana e francese, hanno in comune la serie delle “Nasty Women”, molte delle quali sono a ben vedere delle “méchantes femmes”, ovvero le francesi Léontine, Zoé, Cunégonde e Rosalie. I cortometraggi della serie di Léontine saranno presentati per la prima volta oltralpe, dopo Pordenone, nella versione restaurata in 4K dalla stessa Fondation Seydoux-Pathé. Il film con Joan Crawford è un altro punto di contatto con il programma statunitense mentre faranno parte esclusiva della rassegna parigina cinque titoli di e con William S. Hart, fra cui The Aryan (1916), recentemente ritrovato a Buenos Aires, e il ricostruito The Gunfighter (1917), uno dei titoli fondamentali nella carriera dell’attore e regista western, a cui le Giornate hanno dedicato quest’anno una personale. Ci sarà anche Mario Bonnard con uno dei film che l’attore e regista italiano ha girato in Germania, Das letzte Souper (La tragedia dell’Opera), del 1928, con un cast internazionale che comprende l’attore tedesco Heinrich George, la diva italiana Marcella Albani e il francese Jean Bradin.

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