CONCLUSA L’EDIZIONE 2020 DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE

UNA “LIMITED EDITION” CHE HA RADDOPPIATO GLI ACCREDITI
E RAGGIUNTO GLI SPETTATORI IN 37 PAESI

LA REPLICA DAL VIVO DELL’EVENTO FINALE DOMENICA 11 OTTOBRE AL TEATRO VERDI
E LE ATTESE PER IL 2021 CON LA 40a EDIZIONE DEL FESTIVAL

Oltre le migliori previsioni: si può sintetizzare così il bilancio delle Giornate del Cinema Muto 2020, che per la prima volta nella loro storia, a causa della pandemia, si sono svolte on line. Sarà in presenza invece, domenica 11 ottobre alle 16.30 al Teatro Verdi di Pordenone, nel rispetto delle norme anti-Covid, la replica dell’evento di chiusura “Laurel o Hardy”, una serie di cortometraggi realizzati fra il 1916 e il 1925 che ci fanno scoprire quanto i due comici più famosi del mondo sapessero divertire il pubblico anche prima del loro fatale incontro sul set. L’accompagnamento è dei musicisti della Zerorchestra.

Di certo nel corso della settimana è mancata l’emozione dello spettacolo dal vivo e la presenza del pubblico a Pordenone ma lo spessore del programma che il direttore Jay Weissberg ha messo insieme con la collaborazione delle cineteche internazionali per questa Limited Edition e che grazie a MYmovies è stato proposto con una qualità visiva e sonora ineccepibile, hanno certamente soddisfatto gli spettatori che si sono collegati da tutto il mondo. Il web ha consentito da una parte di mantenere il legame con la grande famiglia delle Giornate, il pubblico affezionato che segue il festival da molti anni, dall’altra si è dimostrato un’eccellente cassa di risonanza portando al festival tanto pubblico nuovo, complice anche il costo popolare (9,90 euro) degli accrediti base.

I numeri non mentono e ci parlano di un’edizione che ha più che raddoppiato gli accrediti, che hanno superato quota 2000. Fra gli altri dati interessanti spiccano il tempo totale delle visioni, oltre 11.500 ore, distribuite fra 37 Paesi. In cima come sempre gli Stati Uniti, seguiti da Italia, Regno Unito, Germania e Canada, ma occupano un posto alto della classifica anche Australia, Spagna, Francia e Paesi scandinavi e non mancano Nuova Zelanda, Filippine, Singapore, Cina ed Emirati Arabi. Fra le città è Londra quella con il maggior numero di ore di collegamenti al festival. Seguono New York, Los Angeles, Roma e San Francisco, ma ci sono anche Parigi, Montreal, Melbourne, Berlino, Buenos Aires, Città del Messico. Oltre che in Friuli Venezia Giulia, in Italia il festival è stato maggiormente seguito da Roma, dal Veneto, da Milano, Firenze e Bologna.

Un risultato ottenuto anche grazie al visitatissimo sito del festival, con 56.000 pagine consultate, e a un’efficace campagna sui social (il post più popolare è stato proprio quello sull’accredito last minute con Buster Keaton in corsa), che quest’anno ha utilizzato anche le sponsorizzazioni. In un mese (dal 10 settembre) i post su Facebook sono stati visti 3.200.000 volte e hanno raggiunto 2.700.000 persone con 110.000 interazioni e un aumento di 1000 like rispetto all’anno scorso. Su Instagram sono stati raggiunti 322.500 account con 2.000 interazioni. Su Twitter, dove i follower sono aumentati di oltre 250 unità, le visualizzazioni sono state 131.000.

Il canale YouTube, che dal 2010 a oggi ha registrato 48.200 visualizzazioni, è stato utilizzato quest’anno insieme a Twitch per le dirette quotidiane del festival – gli approfondimenti dopo i film che hanno coinvolto archivisti, esperti e musicisti, le masterclass sugli accompagnamenti e le presentazioni di libri – totalizzando 12.500 visualizzazioni, cui si aggiungono le dirette su Facebook.

Questi momenti live sono stati fondamentali per mantenere il contatto con il pubblico e per coinvolgere tante persone, come docenti e studenti che in questo periodo dell’anno sono impegnati con i corsi e non potrebbero venire a Pordenone: un’esperienza di cui fare tesoro anche per il futuro.

La possibilità di collegarsi via web ha consentito infine lo svolgimento dei seminari del Collegium, quest’anno riservati agli iscritti, come sempre 12 nuovi studenti e ricercatori da ogni parte del mondo.

Sono 18 le cineteche internazionali che hanno inviato i loro film consentendo alle Giornate di portare, attraverso il web, il cinema muto “nel futuro”, anche alle nuove generazioni: China Film Archive (Pechino), Cinémathèque française (Parigi), Cinémathèque Royale de Belgique (Bruxelles), Danske Filminstitut (Copenaghen), Eye Filmmuseum (Amsterdam), Filmmuseum München (Monaco), Filmoteka Narodowa (Varsavia), Fondazione Cineteca Italiana (Milano), Gaumont Pathé Archives (Saint-Ouen, Paris), George Eastman Museum (Rochester, NY), Library of Congress, Packard Center for Audio-Visual Conservation (Culpeper, VA), Lobster Films (Parigi), Museum of Modern Art (New York), Národni filmový archiv (Praga), Nasjonalbiblioteket (Oslo/Mo i Rana), National Film Archive of Japan (Tokyo), Tainiothiki tis Ellados (Atene), oltre alla Cineteca del Friuli (Gemona), co-organizzatrice con Cinemazero del festival.

Sotto il profilo artistico, il direttore del festival Jay Weissberg si è detto soddisfatto di un programma che ha dato l’idea della bellezza e della varietà del cinema muto, dalle origini (la compilation The Brilliant Biograph, con immagini dal 1897 al 1902) fino agli anni più tardi (il film cinese Guofeng, del 1935), dai nomi più noti (Stan Laurel, Oliver Hardy, Cecil B. DeMille, G.W. Pabst, Mary Pickford, Sessue Hayakawa, Brigitte Helm) a quelli meno conosciuti e da riscoprire. Fra questi ultimi anche Carlo Campogalliani del periodo muto, che con il suo originalissimo La tempesta in un cranio, del 1921, ha scalfito l’idea di un cinema italiano del dopoguerra esclusivamente legato alle grandi dive e agli uomini forti alla Maciste. Un cinema italiano che finora non ha avuto grande visibilità ma che, come hanno dimostrato anche i recenti omaggi delle Giornate a Mario Bonnard, merita di essere riscoperto e rivalutato. Il programma ha inoltre rivelato, a posteriori, collegamenti inaspettati fra le diverse proposte, con il tema del viaggio, inteso anche come viaggio nella storia, che ha attraversato tutto il programma.

La musica, parte integrante e irrinunciabile della presentazione del cinema muto, ha avuto come sempre grande rilievo. Con l’unica eccezione del film greco, evento orchestrale con la musica pre-registrata, gli accompagnamenti sono stati affidati all’insuperabile squadra dei musicisti del festival: Neil Brand, Philip Carli, Stephen Horne, John Sweeney, José María Serralde Ruiz, Daan van den Hurk, Gabriel Thibaudeau, Günter Buchwald, Frank Bockius, Mauro Colombis, Donald Sosin. Sono stati loro, singolarmente o in gruppo, anche i protagonisti delle masterclass quotidiane sull’accompagnamento dei film.

Una nota finale riguarda la promozione del territorio. Da sempre le Giornate del Cinema Muto esportano il nome di Pordenone nel mondo e questa edizione online è stata l’occasione per mostrare le bellezze e le numerose attrattive turistiche della città e della regione, con le presentazioni dei film del direttore, tutte registrate a Pordenone nei luoghi più familiari al pubblico abituale del festival, e con gli spot di Promoturismo FVG.

Per il ritorno delle Giornate del Cinema Muto in città si confida nel 2021. La 40a edizione, dal 2 al 9 ottobre, punterà – oltre che su tanti eventi speciali – sulle sezioni tematiche che non si sono potute realizzare nel 2020, fra cui la rassegna sul cinema coreano, l’omaggio alle sceneggiatrici americane e soprattutto l’ampia retrospettiva sulla Ruritania, mitico paese europeo localizzabile nei Balcani, ambientazione di film appartenenti a diverse cinematografie nazionali, inclusa quella italiana, e tanto numerosi da costituire un vero e proprio genere cinematografico. Dopo un periodo critico come quello che stiamo attraversando, in cui si avverte più che in altri momenti la necessità di evadere almeno temporaneamente in un “altrove”, la Ruritania, luogo di esotismo e mistero, di femme fatale e di avventura, rappresenta un’idea di cinema grazie al quale è possibile immaginare e sperare in un mondo migliore.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

 

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