CONCLUSA LA 40a EDIZIONE DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE

CONCLUSA LA 40a EDIZIONE DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE CON   SUCCESSO SIA PER IL FESTIVAL IN PRESENZA SIA PER LA SELEZIONE ONLINE.

LE ANTICIPAZIONI DEL DIRETTORE JAY WEISSBERG PER IL 2022.  

Dopo l’edizione 2020 svoltasi interamente online, sulle difficoltà e le limitazioni tuttora presenti a causa della pandemia ha prevalso nella comunità degli appassionati e degli studiosi la voglia di ritrovarsi a Pordenone per celebrare insieme, al Teatro Verdi di Pordenone, la 40a edizione delle Giornate del Cinema Muto. Risultato tanto più gratificante per gli organizzatori se si pensa che oltre la metà di chi frequenta il festival proviene dall’estero, una prevalenza ancora più pronunciata quest’anno con una percentuale di presenze straniere di oltre il 63% sul totale degli accreditati.

Pur essendo già tempo di tracciare bilanci, l’edizione della ripartenza non può dirsi ancora definitivamente conclusa. Oggi alle 16.30 è infatti in programma la replica dell’evento speciale di chiusura, Casanova di Alexandre Volkoff, con il divo Ivan Mosjoukine, nella copia restaurata dalla Cinémathèque française e con la partitura di Günter Buchwald, eseguita dal vivo in prima mondiale dall’Orchestra San Marco di Pordenone diretta dallo stesso Buchwald. Due ore e mezza di immagini spettacolari, girate in buona parte in una Venezia elegante e sfarzosa, a ricreare l’atmosfera settecentesca in cui sono ambientate le imprese del famoso libertino Giacomo Casanova. Dopo Pordenone, il film sarà presentato con la stessa partitura al Festival Lumière di Lione il prossimo 13 ottobre.

Il direttore Jay Weissberg si è dichiarato molto soddisfatto del risultato artistico, raggiunto come sempre grazie alla collaborazione dei curatori delle diverse sezioni e degli archivi nazionali – in particolare la Cineteca del Friuli, la Cineteca Italiana, il Museo Nazionale del Cinema – e internazionali, fra cui la Library of Congress, il Museum of Modern Art, George Eastman Museum, La Cinémathèque française, Lobster Films, EYE Filmmuseum, Deutsches Film Istitute e Filmmuseum, Det Danske Filminstitut, Gosfilmofond, National Film & Sound Archive of Australia, Korean Film Archive, Národní filmový archiv, Filmoteka Narodowa-Instytut Audiowizualny. Gli intervalli più lunghi fra uno spettacolo e l’altro per la sanificazione della sala hanno inciso sul numero di film presentati ma hanno concesso più tempo per incontrarsi e dialogare, anche questo un aspetto fondamentale del festival in cui proprio dalle conversazioni fra studiosi e archivisti nascono tante collaborazioni e progetti di restauro, per non parlare del piacere ritrovato di stare insieme.

Eccelsa la qualità degli accompagnamenti musicali mai così spesso accolti dal pubblico con standing ovation e frutto certamente del talento e della professionalità dei musicisti ma anche della loro gioia nel ritrovarsi a suonare insieme e ispirarsi reciprocamente. Oltre alle straordinarie performance dei musicisti del festival – Neil Brand, Günter Buchwald, Philip Carli, Daan van den Hurk, Stephen Horne, Maud Nelissen, Donald Sosin, John Sweeney e Gabriel Thibaudeau, spesso in coppia con il percussionista Frank Bockius – si segnalano il trio esibitosi nella serata di apertura sotto la guida del Maestro Carl Davis per Lady Windermere’s Fan di Ernst Lubitsch, l’ensemble sloveno che ha eseguito la partitura di Andrej Goričar per Erotikon di Gustav Machatý, evento speciale di metà settimana e naturalmente l’Orchestra San Marco di Pordenone impegnata nell’accompagnamento di Casanova.

Insieme alla riscoperta di una personalità importante come Ellen Richter, la retrospettiva che ha riscosso maggiore successo è stata quella dedicata alle sceneggiatrici americane, nell’ambito della quale sono stati presentati molti capolavori fra cui Fool’s Paradise, sceneggiato da Beulah Marie Dix e Sada Cowan e diretto da Cecil B. DeMille, e Kentucky Pride, scritto da Dorothy Yost e diretto da John Ford, ma ha strappato applausi a scena aperta anche Miss Lulu Bett, sceneggiato da Clara Beranger. Sottolinea il direttore che “se da una parte continuiamo giustamente a celebrare il ruolo delle donne, tracciando una linea di congiunzione fra passato e presente, è altrettanto importante presentare alcuni film scomodi, che possiamo definire razzisti, come quest’anno il riscoperto “blackface” Ham and Eggs at the Front (Due negri al fronte). Si tratta di film che fanno parte della storia del cinema e che sarebbe pericoloso nascondere o cancellare. Vanno invece contestualizzati nel passato e confrontati con il presente, rispetto al quale possono fungere da ammonimento affinché la storia non si ripeta”.

Venendo ai numeri, certo non tutti quelli che avrebbero voluto hanno potuto raggiungere Pordenone, a partire dal direttore emerito delle Giornate, David Robinson, che come molti altri ha seguito il festival online. Gli accrediti in presenza hanno comunque superato la soglia di 500, un numero ovviamente inferiore rispetto alle edizioni pre-pandemia ma che, già così, ha determinato il tutto o quasi tutto esaurito alle proiezioni in un Teatro Verdi a capienza ridotta a causa delle norme anti-Covid in vigore fino al 10 ottobre. Fra gli stranieri si conferma la tradizionale prevalenza di statunitensi (52), ma alte presenze si registrano anche da Germania (46), Francia (37) e Regno Unito (26), seguiti da Olanda, Canada e altri paesi.

Si conferma anche il successo del festival online su MYmovies con una selezione di film fra cui l’evento di pre-apertura Maciste all’Inferno presentato al Teatro Zancanaro il 1° ottobre con la musica di Teho Teardo e Zerorchestra e riproposto online sabato 9 ottobre e con i quotidiani incontri con l’autore: 650 le adesioni per un totale di 200.000 minuti di visione. Anche qui dominano gli Stati Uniti, con oltre il 27% sul totale delle visioni per titolo.

Gli accessi al sito del festival www.giornatedelcinemamuto.it sono stati 195.000 da inizio settembre, 90.000 nella settimana del festival, per l’85% dall’estero, con utenti equamente divisi fra uomini e donne. Fra i dati più significativi, la percentuale di giovani: il 65% degli accessi è infatti di persone fra i 18 e i 34 anni (30% fra i 18 e i 24 anni, 35% fra i 25 e i 34 anni).
Importante anche la presenza delle Giornate del Cinema Muto sui social. La pagina Facebook ha registrato 5.000.000 di impression da inizio settembre, 2.600.000 nel solo periodo del festival. 140.000 impression e 4.000 interazioni per il profilo Instagram da inizio settembre, 47.000 impression e 2.000 interazioni nella settimana del festival. Per l’account Twitter, 140.000 impression da inizio settembre, 55.000 durante il festival.

La 41a edizione delle Giornate del Cinema Muto, in programma dal 1° all’8 ottobre 2022, proporrà fra le altre cose, insieme alla già annunciata rassegna “Ruritania” di cui quest’anno si è visto un primo assaggio – L’ombra di un trono di Carmine Gallone, con Soava Gallone, altra diva che merita di essere riscoperta –, una sezione monografica dedicata a Norma Talmadge e, fra i nuovi restauri, il bellissimo Romance di Clarence Brown, ultimo film muto e allo stesso tempo primo film sonoro con Greta Garbo. La speranza più grande è di poter festeggiare, insieme ai 40 anni del festival (nato nel 1982), il ritorno definitivo alla normalità.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale per il Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

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