Le Giornate del Cinema Muto http://www.giornatedelcinemamuto.it Tue, 18 Jun 2019 06:37:07 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.6 SILENT WISHES! http://www.giornatedelcinemamuto.it/silent-wishes/ Tue, 25 Dec 2018 09:18:35 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=15929 Tanti auguri dalle Giornate del Cinema Muto! La 38a edizione si svolgerà a Pordenone dal 5 al 12 ottobre 2019. Save the Date!

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Tanti auguri dalle Giornate del Cinema Muto!
La 38a edizione si svolgerà a Pordenone dal 5 al 12 ottobre 2019.
Save the Date!

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DA PORDENONE A PARIGI! http://www.giornatedelcinemamuto.it/da-pordenone-a-parigi-le-giornate-del-cinema-muto-alla-fondation-seydoux-pathe/ Mon, 05 Nov 2018 07:29:14 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=15925 LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO ALLA FONDATION SEYDOUX-PATHÉ Le Giornate del Cinema Muto vanno in trasferta a Parigi, dove, a partire da martedì 6 novembre, per due settimane, sarà presentata alla Fondation Jérôme Seydoux-Pathé una selezione di film, accompagnati con musica dal vivo, dalla 37a edizione del festival, conclusasi a Pordenone il 13 ottobre scorso. […]

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LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO ALLA FONDATION SEYDOUX-PATHÉ

Le Giornate del Cinema Muto vanno in trasferta a Parigi, dove, a partire da martedì 6 novembre, per due settimane, sarà presentata alla Fondation Jérôme Seydoux-Pathé una selezione di film, accompagnati con musica dal vivo, dalla 37a edizione del festival, conclusasi a Pordenone il 13 ottobre scorso. A presentarli al pubblico della capitale francese sarà il direttore delle Giornate, Jay Weissberg.

Il festival ha riservato quest’anno un’attenzione particolare alle questioni di genere e al ruolo delle donne e sarà proprio questo il fil rouge della rassegna parigina. Torneranno sullo schermo le protagoniste di tre film – The Song of LifeMemory Lane eThe Child Thou Gavest Me – realizzati fra il 1921 e il 1926 da John M. Stahl, che ha saputo rappresentare magistralmente, insieme al loro universo morale, la condizione delle donne nella società americana del primo dopoguerra.

Anche dalla sezione dedicata a Kevin Brownlow per il cinquantesimo anniversario del suo fondamentale libro “The Parade’s Gone By…” sono stati scelti un paio di titoli in cui emerge la figura femminile. Smouldering Fires di Clarence Brown e The Home Maker di King Baggot, realizzati entrambi nel 1925, mettono in campo due personaggi che, sfidando le nozioni tradizionali del ruolo della donna, aspirano a poter decidere della propria vita e ad affrancarsi dalle norme sociali.

Una sfida accolta già nel decennio precedente dall’aviatrice protagonista del film di Alberto Degli Abbati La memoria dell’altro (1914), capace di mettere in discussione anche le regole di classe. Accanto a Lyda Borelli, che la incarna, ritroviamo Mario Bonnard, attore e regista a cui le Giornate hanno dedicato un ampio omaggio e di cui sarà presentato pure il film da lui diretto in Germania nel 1927, Der Goldene Abgrund (tit. it. Atlantis).

Fra gli altri titoli selezionati, Prästänkan (La vedova del pastore, 1920) di Carl Theodor Dreyer e Lasse Månsson fra Skaane (1923) di Anders Wilhelm Sandberg, dalla sezione sul cinema scandinavo.

Nei diciotto spettacoli in programma alla Fondation Seydoux-Pathé, la visione dei nove lungometraggi (ognuno è riproposto due volte) sarà anticipata da alcuni cortometraggi comici Pathé KOK restaurati dal Museo Nazionale del Cinema di Torino con la Cinémathèque de Toulouse e la Cinémathèque de Nouvelle-Aquitaine di Limoges e da corti pubblicitari d’epoca che, rivolti ad un pubblico maschile o femminile, sottolineano ancora una volta le differenze di genere.

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SI CHIUDE L’EDIZIONE 2018 DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE http://www.giornatedelcinemamuto.it/si-chiude-ledizione-2018-delle-giornate-del-cinema-muto-di-pordenone/ Sun, 14 Oct 2018 06:25:55 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=15906 NUMERI IN CRESCITA E GRANDE SODDISFAZIONE.   IL PREMIO DAVID GILL PER LA MIGLIORE COLLABORAZIONE E IMPROVVISAZIONE MUSICALE ALL’ACCOMPAGNAMENTO DEL FILM DI FEYDER L’ATLANTIDE Con un bilancio di ottimi numeri e grandi soddisfazioni si chiude a Pordenone la 37a edizione delle Giornate del Cinema Muto, che domenica 14 ottobre alle 16 propone un ultimo momento di […]

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NUMERI IN CRESCITA E GRANDE SODDISFAZIONE.
 
IL PREMIO DAVID GILL PER LA MIGLIORE COLLABORAZIONE E IMPROVVISAZIONE MUSICALE ALL’ACCOMPAGNAMENTO DEL FILM DI FEYDER L’ATLANTIDE

Con un bilancio di ottimi numeri e grandi soddisfazioni si chiude a Pordenone la 37a edizione delle Giornate del Cinema Muto, che domenica 14 ottobre alle 16 propone un ultimo momento di cinema e musica ovvero la replica al Teatro Comunale Giuseppe Verdi dell’evento finale, Le joueur d’échecs (Il giocatore di scacchi) di Raymond Bernard con le musiche originali di Henri Rabaud eseguite dall’Orchestra San Marco di Pordenone diretta da Mark Fitz-Gerald.
 
Il direttore Jay Weissberg, per il terzo anno al timone del festival, ha costruito un programma intenso, con eventi spettacolari e prime mondiali da un lato (da Judaspengar, film ritrovato di Sjöström agli splendidi restauri di L’Atlantide di Jacques Feyder e Forbidden Paradise di Lubitsch) e sezioni di riscoperta dall’altro, a partire dalla seconda parte della rassegna sul cinema scandinavo e la retrospettiva dedicata a John Stahl, i cui film muti sono riemersi dall’oblio grazie soprattutto alle nuove copie stampate per l’occasione dalla Library of Congress.
 
Un programma che il pubblico del festival ha dimostrato di gradire, come raccontano i numeri e lunghe file di persone che si formavano in attesa dell’apertura della sala, in particolare nelle prime serate. Gli  accreditati, in rialzo rispetto all’anno scorso, hanno superato il migliaio. Si conferma l’internazionalità del pubblico, con gli stranieri a formare il 56% degli accreditati contro il 44% di italiani. Fra i primi, riconquistano la vetta gli americani, a quota 145, seguiti dagli  inglesi, 110. Alta anche la presenza di tedeschi (67) e francesi (44). Fra coloro che arrivano da più lontano, 18 canadesi, 3 australiani, 3 giapponesi, 3 brasiliani, 6 messicani e 2 sud-coreani. Agli accreditati, di cui 210 sono donor, cioè sostenitori speciali, si aggiunge il numero in crescita dei biglietti venduti. Sold out, come d’abitudine, nelle serate di apertura e di chiusura, rispettivamente con Captain Salvation di John Robertson e Le Joueur d’échecs (Il giocatore di scacchi) di Raymond Bernard accompagnati dall’orchestra. Il tutto esaurito lo hanno registrato anche l’evento orchestrale di mercoledì 10, I promessi sposi di Mario Bonnard, e la serata di venerdì 12 con l’assegnazione del Premio Jean Mitry e la proiezione di Forbidden Paradise di Ernst Lubitsch. Bene anche le proiezioni diurne, con il maggiore afflusso nelle giornate di domenica 7 ottobre per A colpi di note e per lo spettacolo “Winsor e Gertie”, di martedì 9, venerdì 12 e sabato 13 ottobre.
Senza dimenticare il favore dimostrato dal pubblico di Sacile, nella preapertura di venerdì 5 ottobre, per Beauty’s Worth di Robert Vignola accompagnato dalla Zerorchestra diretta da Stephen Horne.
 
Per quanto riguarda la musica, un’importante novità delle Giornate del Cinema Muto 2018 è stata la prima edizione del Premio David Gill assegnato alla migliore collaborazione e improvvisazione musicale. La giuria di esperti musicali e critici cinematografici – composta da Pamela Hutchinson, Maria Luisa Sogaro, Russell Merritt, Geoff Brown, Vladimir Opela, Adelina Preziosi e presieduta dal direttore emerito delle Giornate del Cinema Muto David Robinson (segretario Paolo Tosini) – ha decretato come vincitore l’accompagnamento di Stephen Horne (pianoforte) e Luigi Vitale (percussioni) all’anteprima mondiale del restauro di L’Atlantide di Jacques Feyder. Una decisione che ha tenuto conto della profonda adesione che i musicisti hanno avuto con lo spirito del film e il suo ipnotico fascino. Non è da trascurare l’affiatamento che i due musicisti hanno dimostrato pur avendo avuto pochissimo tempo per provare assieme in quanto Luigi Vitale è subentrato all’ultimo momento a Frank Bockius, che è dovuto ripartire improvvisamente.
 
Come ogni anno e come è una caratteristica delle Giornate, oltre alle immagini, la musica è la grande protagonista del festival. Fra i musicisti ospiti di quest’anno, la violinista klezmer newyorkese Alicia Svigals, tornata per la seconda volta a Pordenone per accompagnare Das alte Gesetz (La vecchia legge), e il duo di valore internazioanle formato dall’americano John T. La Barbera e dall’italiano Carlo Aonzo, rispettivamente alla chitarra e al mandolino per Assunta Spina di Gustavo Serena e Francesca Bertini. Musicalmente grande riscontro, anche di stampa, ha avuto l’esecuzione della nuova partitura del compositore Valter Sivilotti per I Promessi Sposi di Mario Bonnard. Una realizzazione che ha coinvolto per l’esecuzione la Nuova Orchestra da Camera “Ferruccio Busoni” di Trieste con la collaborazion dell’Accademia Naonis di Pordenone dirette da Massimo Belli e, per la produzione, Piano FVG.
 
In costante aumento la presenza delle Giornate del Cinema Muto sui social. Il pubblico della pagina Facebook nel periodo 14 settembre – 11 ottobre 2018 ha raggiunto 34.000 profili unici. La popolazione che segue la pagina è per il 71% italiana e il 62% è donna.  Il 50 % del pubblico è tra i 25 e i 44 anni. Il numero dei follower su Instagram ammonta a 1.174, il 63% del pubblico che segue il profilo è di nazionalità italiana e il 60% ha tra i 25 e 44 anni. Sono stati raggiunti 3.600 account unici (persone) per un totale di 73.000 visualizzazioni. Molto seguito il profilo Flickr, che dal 2011 ha raccolto 8.200 foto del festival con un totale di 1,8 milioni di visualizzazioni.
 
L’aumento dell’interesse da parte dei giovani verso il cinema muto è testimoniato dalla loro sempre più evidente presenza alle proiezioni, ai banchetti di FilmFair, alle masterclass e agli altri incontri del Collegium (che quest’anno ha festeggiato il ventesimo compleanno). A loro sono dedicati il premio Haghefilm-Selznick School per il restauro, quest’anno andato a  Julia Mettenleiter, e il premio FriulAdria Collegium sponsorizzato da Crédit Agricole FriulAdria, andato all’indiana Sarah Rahman Niazi per il miglior Collegium paper 2017. E ci sono naturalmente anche i giovanissimi alunni delle scuole pordenonesi di “A colpi di note”.
 
Diventa sempre più prestigioso, per la sua lunga storia e per il valore dei premiati, il Premio Jean Mitry, quasi un Oscar alla carriera a studiosi che si sono distinti per il contributo dato alla salvaguardia e alla conoscenza del cinema muto. A riceverlo quest’anno sono stati Camille Blot-Wellens (la premiata più giovane nella storia del premio) e Russell Merritt. Ancora una volta la gratitudine va alla Fondazione Friuli, che ha avuto l’intelligenza di voler sostenere economicamente questa iniziativa.
 
A conferma del rapporto di fiducia e rispetto per le Giornate di Pordenone, hanno contribuito alla realizzazione del programma, oltre a tutte le cineteca italiane aderenti alla FIAF (Roma, Torino, Milano, Bologna, Gemona) più di 40 istituzioni internazionali, fra cui Library of Congress, MoMA, George Eastman Museum, British Film Institute, Cinemathèque française, Lobster Films, EYE Filmmuseum, National Film Center di Tokyo. Grazie a loro, sono stati presentati a Pordneone 118 titoli.
 
Ospite speciale per tutta la durata del festival è stata Nicola Lubitsch, figlia di Ernst Lubitsch, che nella serata di venerdì 12 ha assistito rapita, come tutto il pubblico che riempiva il Teatro Verdi, il nuovo restauro del MoMA del film del padre Forbidden Paradise, con Pola Negri.
 
Guardando al 2019la 38a edizione si svolgerà dal 5 al 12 ottobre –  il direttore Jay Weissberg anticipa alcune linee del programma futuro, che comprenderà un’ampia retrospettiva su William S. Hart con molte rarità, slapstick europeo, altri titoli sopravvissuti di John Stahl a completare la rassegna di quest’anno, e il cinema latino-americano.
 
Intanto, dal 6 novembre prossimo, per due settimane la Fondation Jérôme Seydoux-Pathé ospiterà a Parigi una selezione di film dalla 37a edizione delle Giornate, con una doppia proiezione per ognuno: nove lungometraggi fra cui tre film di John Stahl, due dalla sezione Parade’s Gone By…, due film scandinavi e due di Mario Bonnard, più i Pathé KOK restaurati dal Museo Nazionale del Cinema di Torino con la Cinémathèque de Toulouse e la Cinémathèque de Nouvelle-Aquitaine di Limoges, e alcuni corti pubblicitari. La sede della Fondation Pathé, in centro a Parigi, in origine un palazzo Liberty, è stata completamente rinnovata su progetto di Renzo Piano.
 
Le Giornate del Cinema Muto sono promosse da Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – Direzione Generale Cinema, Comune di Pordenone, Camera di Commercio di Pordenone e Fondazione Friuli, con la partecipazione di PromoTurismo FVG, Città di Sacile, Rotary Club Sacile Centenario, Piano FVG, Pordenone Fiere, Crédit Agricole FriulAdria.

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IL PROGRAMMA DI SABATO 13 OTTOBRE http://www.giornatedelcinemamuto.it/il-programma-di-sabato-13-ottobre/ Sat, 13 Oct 2018 06:52:58 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=15891 IL GRANDE AFFRESCO STORICO DEL GIOCATORE DI SCACCHI DI RAYMOND BERNARD CHIUDE LA 37a EDIZIONE DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE Figlio di un drammaturgo, Raymond Bernard, con il film Miracle des loups inventò il genere dei grandi film storici. Le Joueur d’échecs (Il giocatore di scacchi, 1927) fu la sua seconda realizzazione, ma […]

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IL GRANDE AFFRESCO STORICO DEL GIOCATORE DI SCACCHI
DI RAYMOND BERNARD CHIUDE LA 37a EDIZIONE
DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE

Figlio di un drammaturgo, Raymond Bernard, con il film Miracle des loups inventò il genere dei grandi film storici. Le Joueur d’échecs (Il giocatore di scacchi, 1927) fu la sua seconda realizzazione, ma fu anche un ripiego perché Bernard fu costretto a cedere il passo ad un altro film della sua casa di produzione, il monumentale Napoleon di Abel Gance, che aveva abbondantemente sforato tempi e budget. Il giocatore di scacchi è una fantasia storica ambientata nella Polonia del Settecento con al centro la figura di un enigmatico barone inventore di automi a grandezza naturale. Il suo capolavoro è un automa abilissimo giocatore di scacchi dentro il quale si nasconde un patriota polacco che vuole lasciare il paese sotto la dominazione russa. Il giocatore di scacchi è uno dei film più spettacolari e sontuosi del decennio con grandi masse nelle scene di battaglia. Le riprese in esterni furono funestate da parecchi incidenti, il più grave quello in cui una carica di cavalleria travolse operatori e attrezzature. La proiezione del film nella serata finale delle Giornate del Cinema Muto, sabato 13 ottobre alle 20.30 è particolarmente importante perché recupera anche la partitura musicale originale scritta da Henri Rabaud, che fu una figura di primo piano nell’ambiente francese e internazionale a cavallo tra Ottocento e Novecento, allievo di Massenet, autore egli stesso di opere, compositore e direttore d’orchestra. Sul podio del Teatro Verdi salirà il maestro Mark Fitz-Gerald a dirigere l’Orchestra San Marco di Pordenone.
Il giocatore di scacchi è preceduto da un cortometraggio animato spagnolo di Maria Lorenzo, Impromptu del 2017, “un omaggio alle origini del cinema reso attraverso i suoi dimenticati padri e le sue dimenticate madri”, che si intreccia con cinque temi musicali di Chopin.

Per l’evento di chiusura, sempre affollatissimo, è prevista la replica dedicata al pubblico cittadino e regionale, domenica 14 ottobre alle ore 16.  La prevendita è attiva presso la biglietteria del Teatro Verdi (16:00–19:00, sabato anche 10:00–12:30); tel 0434-247624 e online su comunalegiuseppeverdi.ticka.it

Da non mancare nel pomeriggio di sabato, alle 17.30, l’ultimo film del Canone rivisitato, The Last of the Mohicans (L’ultimo dei Mohicani, 1920) di Maurice Tourneur e Clarence L. Brown. Tourneur, padre di Jacques autore del Bacio della pantera e di memorabili noir, si trasferì in America dalla Francia nel 1914 e ben presto, anche grazie al valore della squadra di collaboratori tecnici che aveva messo assieme, si guadagnò una considerevole reputazione nella fiorente industria cinematografica americana. Particolare venerazione per Tourneur la ebbe il suo aiutoregista Clarence Brown, il futuro regista della Garbo, che firma con lui L’ultimo dei Mohicani perché Tourneur dovette abbandonare il set in seguito a un incidente. Secondo alcune fonti, nel cast del film c’era fra le comparse anche Boris Karloff. Sicura invece è la presenza di un altro “mostro” del cinema, Bela Lugosi, in una versione tedesca concorrente de L’ultimo dei Mohicani.

Si chiude sabato anche la principale retrospettiva di riscoperta di questa edizione delle Giornate, dedicata ai film muti di John M. Stahl. Alle 14.30 si vedrà In Old Kentucky, 1927, l’ultimo film girato dal regista per la MGM e il suo ultimo muto. Tratto da un noto dramma teatrale di Charles T. Dazey, In Old Kentucky si discosta dagli altri film di Stahl, commedie e melodrammi imperniati su un personaggio centrale femminile. Ambientato negli anni successivi alla prima guerra mondiale, culmina nella corsa ippica del Kentucky Derby, che riesce contemporaneamente a risollevare le sorti di una famiglia di allevatori di cavalli andata in rovina e a sanare la psiche, devastata dalla guerra, del figlio ed erede: un’interpretazione intensa di John Murray, accomunato al personaggio da una vita interiore molto travagliata. Un aspetto interessante del film è lo spazio dato agli attori afro-americani, utilizzati per lo più come intermezzo comico ma comunque presentati con simpatia rispetto agli standard spesso infimi all’epoca di tali ruoli.

Sempre nel pomeriggio, a partire dalle 16, saranno proiettati una serie di preziosi cortometraggi della Collezione Desmet dell’EYE Filmmuseum di Amsterdam, accomunati da un tema eterno e universalmente riconoscibile: i vicini di casa. Come nella realtà, le esperienze di vicinato sono rappresentate nei loro aspetti irritanti (il chiasso, l’antipatia, il disordine, i conflitti) ma non mancano vicini che vanno d’amore e d’accordo né il classico caso dell’innamoramento per la ragazza della porta accanto.

Le proiezioni del mattino, sabato disclocate a Cinemazero, partiranno alle 9 con due documentari (sonori). La donna che inventò la diva (IT 1968) è un’intervista realizzata nel 1968 per la Rai da Maria Grazia Giovanelli a Francesca Bertini, la diva del muto italiano per antonomasia. Presentato a Venezia nel 1968, il prezioso documento si è poi visto pochissimo ed è una rarità delle collezioni di Cinemazero, a cui è pervenuto come donazione dell’associazione La Medusa – Premio dei Colli. Robert Vignola, da Trivigno a Hollywood (2018) di Giuliana Muscio e Sara Lorusso ripercorre l’avventura cinematografica del regista italo-americano (il suo Beauty’s Worth è stato presentato nella serata di pre-apertura del festival), partito per l’America dal piccolo paese lucano insieme alla famiglia quando aveva solo tre anni.

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PREMIO JEAN MITRY 2018 A CAMILLE BLOT-WELLENS E RUSSELL MERRITT http://www.giornatedelcinemamuto.it/premio-jean-mitry-2018-a-camille-blot-wellens-e-russell-merritt/ Fri, 12 Oct 2018 17:00:45 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=15883 IL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE FRIULI GIUSEPPE MORANDINI CONSEGNA IL PREMIO AL TEATRO VERDI DI PORDENONE Il premio internazionale Jean Mitry, assegnato annualmente nell’ambito delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone a personalità e istituzioni che si sono distinte nell’opera di recupero e valorizzazione del patrimonio cinematografico muto, va quest’anno alla storica e ricercatrice Camille Blot-Wellens […]

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IL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE FRIULI
GIUSEPPE MORANDINI CONSEGNA IL PREMIO AL TEATRO VERDI DI PORDENONE


Il premio internazionale Jean Mitry, assegnato annualmente nell’ambito delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone a personalità e istituzioni che si sono distinte nell’opera di recupero e valorizzazione del patrimonio cinematografico muto, va quest’anno alla storica e ricercatrice Camille Blot-Wellens e allo studioso e storico del cinema Russell Merritt. Istituito dalla Provincia di Pordenone nel 1986 e dal 1989 dedicato alla memoria dello storico, teorico e regista cinematografico francese Jean Mitry, primo presidente onorario delle Giornate, il Premio è sostenuto dall’anno scorso dalla Fondazione Friuli e a consegnarlo, venerdì 12 ottobre al Teatro Verdi di Pordenone (ore 20.30) sarà il suo presidente Giuseppe Morandini.

Il lavoro di Camille Blot-Wellens è incentrato sul cinema delle origini, su cui conduce progetti di restauro per archivi internazionali, e più recentemente la sua ricerca si è allargata alle relazioni tra fotografia e cinema.

A partire dal 2000 ha collaborato a lungo con la Filmoteca Española, lavorando in particolare all’identificazione e analisi della collezione Sagarmínaga. Una prima pubblicazione esce nel 2011: La colección Sagarmínaga (1897-1906). Érase una vez el cinematógrafo en Bilbao. Nel 2001 ha ottenuto la borsa di studio Lavoisier dal Ministero degli Affari Esteri francese per affiancare Luciano Berriatúa nel restauro di Der letzte Mann (1925) di F.W. Murnau, lavorando poi con lui su altri film del regista per la Murnau-Stiftung. Nel 2004 torna al proprio lavoro sui film delle origini in formato Joly-Normandin dei fondi Sagarmínaga della Filmoteca e della Cinemateca Portuguesa. Nel 2013 presenta una selezione di questi film a Pordenone e l’anno successivo la Filmoteca pubblica il suo studio El cinematógrafo Joly-Normandin (1896-1897). Dos colecciones: João Anacleto Rodrigues y Antonino Sagarmínaga. Nel 2007 è responsabile delle collezioni alla Cinémathèque française, dove porta avanti un progetto importante sulla collezione Albatros (restauro e reintroduzione delle colorazioni) – in rassegna alle Giornate nel 2009 –, Segundo de Chomón, negativi Pathé della Cinémathèque. Lavora sulla collezione del Phono-Cinéma-Théâtre, prima di lasciare, nel 2011, Parigi per Stoccolma. Nel 2014-2015 lavora sui film rimasti non identificati nei fondi dello Svenska Filminstitutet, dove ora è Project Manager per il Progetto Europeo I-Media-Cities (2016-2019). Membro della Commissione Tecnica della FIAF, è impegnata in programmi educativi internazionali. È stata docente di restauro alla Université Paris-Est e attualmente collabora con l’Université Paris 8 Vincennes-St-Denis e con l’Università di Losanna. È membro del Domitor e della Société françise de Photographie. Dopo aver lasciato la Cinémathèque françise, ne è diventata membro sostenitore.

Russell Merritt è docente di storia del cinema alla facoltà di studi cinematografici della University of California, a Berkeley, e collaboratore di lunghissima data delle Giornate del Cinema Muto. Ha pubblicato due libri, scritti a quattro mani con J.B. Kaufman, sui primi film di Walt Disney: il pluri-premiato Walt in Wonderland (Le Giornate del Cinema Muto, John Hopkins University Press), uscito nel 1992 e vincitore anche del prestigioso Kraszna Krausz, e Walt Disney’s Silly Symphonies (La Cineteca del Friuli, 2006) ed è autore di moltissimi articoli su D.W. Griffith, Sergej Ejzenštejn, Sherlock Holmes, sull’animazione, sull’estetica del colore e sui film delle origini.  Suoi saggi sono apparsi nella rivista Griffithiana, sul catalogo delle Giornate del Cinema Muto (a partire dal 1999), e in ognuno dei 12 volumi del Griffith Project delle Giornate (1997-2008).
Produce e dirige il Great Nickelodeon Show, la ricreazione di un programma di nickelodeon di inizio secolo che ha presentato alle Giornate del Cinema Muto, a Sacile nel 2002, e in molti altri festival.  Ha anche co-prodotto (con Robert Byrne) il restauro di Der Hund von Baskerville (Erda, 1929), una collaborazione fra la Kinoteka Narodowa e il San Francisco Silent Film Festival, proposto quest’anno a Pordenone, e dello storico Sherlock Holmes con William Gillette (una collaborazione tra la Cinémathèque française e il San Francisco Silent Film Festival), presentato alle Giornate nel 2015.  Ha tenuto conferenze sul cinema a festival cinematografici e università in tutti gli Stati Uniti, in Europa e in Australia. Dalla metà degli anni ’80 ha collaborato come curatore di eventi e rassegne – più frequentemente al Berkeley Art Museum / Pacific Film Archive – presso musei e festival cinematografici. Nel 2017 ha tenuto la Jonathan Dennis Memorial Lecture dal titolo “David Shepard: cinquant’anni a tutela del cinema muto”. Qualche mese fa, sul modello delle Pordenone Masterclasses, ha curato a Berkeley, con Linda Williams, una masterclass in accompagnamento musicale del cinema muto condotta da Donald Sosin.
Fra i riconoscimenti, il premio alla carriera assegnatogli dal Denver Silent Film Festival il 27 aprile scorso e la dedica (accanto ai nomi di François Truffaut, Andrew Sarris e Robin Wood) nel libro Two Cheers for Hollywood di Joseph McBride (Berkeley, Hightower Press, 2017 Keynote).

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IL PROGRAMMA DI VENERDÌ 12 OTTOBRE http://www.giornatedelcinemamuto.it/il-programma-di-venerdi-12-ottobre/ Fri, 12 Oct 2018 07:00:19 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=15872 IN PRIMA MONDIALE ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO IL RESTAURO DELLA ZARINA L’ULTIMA VOLTA DELLA COPPIA LUBITSCH-POLA NEGRI La presenza di un film di Lubitsch nel programma di un festival è sempre un grande evento. Quando si tratta della prima mondiale di un restauro effettuato dal MoMA e che a presentare il film sarà la […]

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IN PRIMA MONDIALE ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO
IL RESTAURO DELLA ZARINA

L’ULTIMA VOLTA DELLA COPPIA LUBITSCH-POLA NEGRI

La presenza di un film di Lubitsch nel programma di un festival è sempre un grande evento. Quando si tratta della prima mondiale di un restauro effettuato dal MoMA e che a presentare il film sarà la figlia del regista, ecco che allora il tutto assume le caratteristiche dell’eccezionalità. Venerdì 12 ottobre alle ore 20.30 alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone, Forbidden Paradise (La czarina, 1924), l’ultimo film della collaborazione di Lubitsch con Pola Negri, poco dopo il loro arrivo in America, reduci dai trionfi cinematografici europei. Lui, autore che segnerà la storia del cinema con il leggendario “Lubitsch’s touch, lo stile leggero e sottilmente erotico delle sue commedie; lei, famosa internazionalmente per meriti artistici e per i tanti gossip legati a relazioni con celebrità quali Rodolfo Valentino e Charlie Chaplin. Nella sua molto fantasiosa autobiografia del 1970 Pola Negri afferma che l’ispirazione di Forbidden Paradise le venne leggendo la biografia di Caterina la Grande. La verità è invece che il progetto fu fornito alla Paramount dopo il successo a Broadway di The Czarina, l’adattamento americano di un originale ungherese del 1912. Aria di Mitteleuropa quindi, anche se la vicenda del film si colloca in uno spazio-tempo indefinito. La zarina di Forbidden Paradise non è l’imperatrice di tutte le Russie, ma la regina di un piccolo regno al centro di amori e intrighi, che ha reminiscenze di una grandeur da ancien-regime ma nel quale compaiono i libretti d’assegni e le automobili. Il film si conclude con una lunga sequenza che fa risaltare le emozioni sul volto di Pola Negri, uno dei grandi momenti interpretativi del cinema muto e col senno di poi possiamo oggi senz’altro affermare che non poteva esserci conclusione migliore  per un sodalizio artistico così felice come quello tra il regista e l’attrice. Da notare tra gli interpreti maschili, oltre ai protagonisti Rod La Roque, il giovane tenente di cui si innamora la zarina, e Adolphe Menjou, il saggio ciambellano, una delle prime apparizioni di Clark Gable come semplice soldato della guardia imperiale.
Chiude la serata il film di Mario Bonnard Der goldene Abgrund. Schiffbrüchige des Lebens (Rapa-Nui, Atlantis, 1927). È il terzo film diretto da Bonnard in Germania, dove si era recato in seguito alla crisi economica che aveva colpito l’Italia dopo la fine della Grande Guerra. Il film è un pastiche melodrammatico che, puntando su un cast internazionale, maestose scenografie, esotiche scene in esterni e, in più, un pizzico di sesso, violenza e calamità naturali, vuole deliberatamente sfidare le grandi produzioni hollywoodiane. Bisogna dare atto a Bonnard di essere riuscito a dosare bene gli ingredienti e di aver confezionato una storia di avventure che fu molto apprezzata.

La giornata al Teatro Verdi inizia alle ore 9 con la proiezione di Ett farligt frieri (Un corteggiamento pericoloso, 1919) di Rune Carlsten, al suo debutto come regista. La storia è ambientata nella Norvegia dell’800 e racconta l’amore molto contrastato tra la figlia di un ricco possidente terriero e il figlio di un povero contadino interpretato da Lars Hanson, un attore molto presente nei film di questa edizione delle Giornate.

A seguire alle 10.15 per la rassegna The Parade’s Gone By… The Home Maker, 1925, di King Baggot, giudicato da Kevin Brownlow, curatore della rassegna, un classico dimenticato. Secondo lo storico Richard Koszarski il film è una delle poche opere drammatiche degli anni Venti del ‘900 a propugnare senza riserve l’abbandono dei ruoli di genere stereotipati e a criticare la struttura che impone tali comportamenti. Non a caso lo slogan scelto per lanciare il film fu “accenderà una discussione infuocata.”

Nella giornata di Lubitsch è curioso notare come già nel 1924 il suo stile fosse riconosciuto e apprezzato come marchio di fabbrica al punto che il critico del Los Angeles Times parlando di John M. Stahl disse che il regista americano avrebbe potuto ben figurare nella scuola viennese di regia. Tra i muti di Stahl, Memory lane (La fidanzata rapita, 1926) in programma alle ore 12, è un vero gioiello per la rievocazione affettuosa e lievemente satirica della vita della provincia americana, un esempio di melodramma sentimentale sobrio e brillante.

Lubitsch è stato uno dei registi preferiti di Ozu e, in un cortocircuito non si sa quanto casuale, entrambi i maestri sono presenti nel programma della stessa giornata. Alle 14.30 c’è il cortometraggio comico Tokkan kozo (Un monello incontenibile,1929) di Yasujiro Ozu, con il piccolo Tomio Aoki, enfant prodige del cinema giapponese nel ruolo di piccola peste. Nel film di Ozu viene rapito da una banda di banditi che alla fine pagano loro i genitori per liberarsi del bimbo capace di combinare un disastro dietro l’altro.

Restiamo nell’ambito del cinema giapponese con il genere saundo-ban, i film muti postsincronizzati, con Tokyo ondo, 1932 di Hotei Nomura. La canzone che dà il titolo al film fu il più grande successo dell’estate del 1933. Il testo celebra la grandezza di Tokyo e conseguentemente del Giappone come centro del mondo, in linea con lo spirito nazionalistico che pervadeva il paese dopo l’annessione della Manciuria.
 
Completano il quadro della giornata, alle 16, il film norvegese Troll-elgen (L’alce fantasma,1927), la leggenda di un alce dai misteriosi poteri, forse un fantasma in forma animale, che da anni sfugge ai cacciatori. È diretto da Walter Fürst, qui al debutto come regista, che in seguito lavorerà nella pubblicità e avrà anche un’esperienza politica molto discussa nella destra del suo paese.

Alle 18.30 torna John H. Collins con The Slavey Student, del 1915, che mette in luce il talento visivo del regista, la cui prematura scomparsa ha interrotto un percorso creativo tra i più interessanti del cinema muto americano. The Slavey Student è stato in anticipo sui tempi per alcuni procedimenti narrativi del tutto originali, e sarà sicuramente più apprezzato dal pubblico odierno anche per il finale “aperto” che lasciò tutti abbastanza perplessi. Anche la copia di questo, come degli altri film di Collins, è stata restaurata dal MoMA per le Giornate del Cinema Muto di Pordenone.

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IL PROGRAMMA DI GIOVEDÌ 11 OTTOBRE http://www.giornatedelcinemamuto.it/il-programma-di-giovedi-11-ottobre/ Thu, 11 Oct 2018 06:54:53 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=15869 IL FASCINO DEL DESERTO ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO ANTEPRIMA MONDIALE DEL RESTAURO DE L’ATLANTIDE DI JACQUES FEYDER Mai prima di Lawrence d’Arabia lo splendore visivo del deserto era stato reso con tanta suggestione come ne L’Atlantide, 1921, di Jacques Feyder, “l’uomo che ha osato” lo definì la stampa dell’epoca. La realizzazione di questo kolossal […]

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IL FASCINO DEL DESERTO ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO
ANTEPRIMA MONDIALE DEL RESTAURO DE L’ATLANTIDE DI JACQUES FEYDER

Mai prima di Lawrence d’Arabia lo splendore visivo del deserto era stato reso con tanta suggestione come ne L’Atlantide, 1921, di Jacques Feyder, “l’uomo che ha osato” lo definì la stampa dell’epoca. La realizzazione di questo kolossal fu infatti una delle produzioni più costose del cinema muto francese che impegnò la troupe per otto mesi tra il deserto e le montagne dell’Hoggar in Algeria, dove subì anche un attacco da parte di tribù Tuareg ostili. Lo spettacolare restauro 4K del film, appena completato presso il laboratorio della parigina Lobster Films in collaborazione con il CNC, la Cinémarhèque française e l’EYE Filmmuseum di Amsterdam, viene presentato giovedì 11 ottobre alle ore 20 alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone. Oltre al fascino delle sabbie e delle dune, di grande effetto sono le sontuose scenografie e i magnifici costumi di Manuel Orazi, rinomatissimo illustratore e gioielliere art nouveau, nato a Roma ma vissuto a Parigi, che per il cinema lavorò solo in L’Atlantide disegnandone anche i magnifici manifesti. La storia, tratta da un romanzo di grande successo di Pierre Benoit uscito due anni prima del film, racconta le avventure di due legionari che si imbattono nel cuore del Sahara nel regno perduto di Atlantis e subiscono il fascino della sua femme fatale, Antinea. A interpretare questa Circe del deserto è una celebre ballerina dell’Opera Comique e del Folies-Bergère, Stacia Napierkowska, simbolo vivente dell’orientalismo cui aveva improntato la propria arte e la propria vita. Impeccabili anche gli interpreti maschili, Jean Angelo e Georges Melchior, i due legionari. L’Atlantide fu un formidabile trampolino di lancio per la carriera di regista di Jacques Feyder e fu all’origine di un’autentica moda del deserto e della Legione straniera. Per molti anni il film fu visto in bianco e nero; a Pordenone viene ripristinato il colore utilizzato da Feyder in una copia che viene presentata in anteprima mondiale fresca di un restauro della Lobster Films, in collaborazione con il CNC, la Cinémathèque française e l’EYE Filmmuseum.

Rimaniamo in Nord-Africa, in Libia, con L’energica avanzata contro i ribelli di El Baruni, 1913, di Luca Comerio, in proiezione sempre al Teatro Verdi di Pordenone alle 14.30. Un filmato che fa parte della serie di reportage realizzati dal fronte dei combattimenti della guerra italo-turca. La maggior parte delle riprese di combattimenti di Comerio sono in realtà delle ricostruzioni o delle esercitazioni stante il divieto dei comandi militari a giornalisti e cineoperatori di avvicinarsi alle prime linee.

Un film a lungo considerato perduto, il tedesco Der Hund von Baskerville (Il cane dei Baskerville, 1929) è in chiusura del programma odierno, alle 23. Vale la pena soffermarsi brevemente sulla storia di questo ritrovamento. Il film faceva parte della collezione di un parroco polacco e, dopo la sua morte, passò alla Filmoteka Narodowa che, per motivi finanziari, non poté procedere al necessario restauro. Solo dopo un accordo con il San Francisco Silent Film Festival fu possibile portare il film a nuova vita e fu la scoperta di un film assolutamente delizioso, l’ultimo Sherlochk Holmes del muto. Fra l’altro, l’autore del romanzo, Arthur Conan Doyle, assistette alla prima danese perché il film non uscì mai nei paesi anglofoni, Stati Uniti compresi, dove nel 1929 quasi tutte le sale si stavano riconvertendo tecnologicamente per il sonoro. Il regista, Richard Oswald, formatosi alla scuola dei grandi maestri tedeschi, ha messo in piedi uno spettacolo sfarzoso con un grande set ricavato all’interno di un hangar berlinese per dirigibili abbandonato, che diventa la brughiera del mastino. La copia a 35mm dell’archivio di Varsavia è in condizioni perfette ma manca di un rullo. Per la proiezione delle Giornate si è ovviato a questa lacuna integrando la parte mancante con una copia Pathé Baby 9,5 di un collezionista viennese. All’epoca il successo del film fu tale che se ne fecero delle versioni anche per il mercato domestico.

Per il ciclo John M.Stahl, dopo l’ottava puntata della serie su Lincoln, alle 9.40 viene proiettato Husbands and Lovers, 1924, sul tema del divorzio e di nuovo matrimonio. Stahl in questo film ritrae in termini molto negativi l’insensibilità e l’egoismo del protagonista maschile, cui dà vita Lewis Stone, in quegli anni l’attore preferito di Stahl. È un argomento che tornerà anche nei successivi film sonori di Stahl trattato in chiave drammatica mentre qui il registro è improntato più alla commedia. Nello stesso anno il regista annunciò alla stampa l’intenzione, che poi non avrebbe mantenuto, di abbandonare i temi coniugali. “Decide di non distruggere più famiglie: John M. Stahl ha rovinato il suo ultimo matrimonio!” titolò per l’occasione il Philadelphia Inquirer. Husbands and Lovers è l’ultimo soggetto accreditato alla moglie di Stahl, Frances Irene Reels, che sarebbe morta nel 1926.

Il ciclo Balzac continua con La Cousine Bette, 1928, di Max de Rieux, artista estremamente versatile, attore, sceneggiatore, regista d’opera, direttore di scena dei maggiori teatri musicali parigini. De Rieux dà una lettura barocca, da romanzo d’appendice, non di rado terrificante, alla penultima opera di Balzac, calcando fino al grottesco le debolezze e le mostruosità degli uomini.

Un’autentica rarità è anche The Enemy, 1927 di Fred Niblo, la cui carriera dopo Ben-Hur aveva già preso la china discendente. È un film pacifista, con Lillian Gish protagonista femminile, che analizza lo stravolgimento di valori che ogni guerra, vero e proprio assassinio legalizzato, comporta. Il film giacque a lungo ignorato nei depositi della MGM perché mancante dell’ultimo rullo. “Perche’ privarci però – afferma Kevin Brownlow, che lo ha personalmente scelto per la rassegna The Parade’s Gone By… – del piacere di vedere i precedenti otto?”

Dopo The Enemy, alle 16.30, per il ciclo Mario Bonnard sarà proiettato La memoria dell’altro, 1914, di Alberto Degli Abbati.  In questo film Bonnard è il perfetto contraltare, elegante, misurato e sobrio, di Lyda Borelli, che divideva in quegli anni lo status di diva assoluta del cinema italiano con Francesca Bertini. La memoria dell’altro è il secondo film della neo costituita casa di produzione torinese Film Artistica Gloria, fondata con altri soci da Mario Caserini dopo che aveva lasciato l’Ambrosio. La memoria dell’altro ebbe un grande successo anche per l’ambientazione veneziana. Grazie alla Fondazione Cini di Venezia, alla grande Lyda Borelli le Giornate dedicano anche una mostra al primo piano del Teatro Verdi.

Al Ridotto del Teatro Verdi alle 17 è previsto un incontro-conversazione con Nicola Lubitsch, figlia di Ernst Lubitsch, di cui venerdì 12 ottobre sarà proiettato Forbidden Paradise (la czarina, 1924) con Pola Negri.

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IL PROGRAMMA DI MERCOLEDÌ 10 OTTOBRE http://www.giornatedelcinemamuto.it/il-programma-di-mercoledi-10-ottobre/ Wed, 10 Oct 2018 07:00:57 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=15863 ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO È IL MOMENTO DEI PROMESSI SPOSI DI MARIO BONNARD CON LA MUSICA DI VALTER SIVILOTTI I MUTI DI DREYER E MIZOGUCHI Non la prima, ma sicuramente la più celebre versione dei Promessi sposi nell’epoca del muto, è l’evento di mercoledì 10 ottobre, alle 20.30, alle Giornate di Pordenone, in corso […]

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ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO È IL MOMENTO DEI PROMESSI SPOSI
DI MARIO BONNARD CON LA MUSICA DI VALTER SIVILOTTI

I MUTI DI DREYER E MIZOGUCHI

Non la prima, ma sicuramente la più celebre versione dei Promessi sposi nell’epoca del muto, è l’evento di mercoledì 10 ottobre, alle 20.30, alle Giornate di Pordenone, in corso al Teatro Verdi. Diretto da Mario Bonnard, il film ricostruisce fedelmente atmosfere e personaggi manzoniani nella Milano del ‘600 sotto la dominazione spagnola, grazie all’ottimo lavoro di Camillo Innocenti, pittore della scuola romana che lavorò per qualche anno per il cinema, e del direttore della fotografia, Giuseppe-Paolo Vitrotti, fratello minore di Giovanni. Il restauro del film è stato effettuato dalla Fondazione Cineteca Italiana di Milano in collaborazione con la Cineteca Nazionale di Roma utilizzando anche materiali messi a disposizione dallo Svenska Filminstitutet. Per I promessi sposi c’è una nuova partitura musicale del compositore udinese Valter Sivilotti, eseguita dal vivo, con la direzione di Massimo Belli, dalla Nuova Orchestra da Camera “Ferruccio Busoni” di Trieste con la collaborazione dell’Accademia Naonis di Pordenone. L’evento è co-prodotto da Piano FVG.

Alle ore 10, nell’ambito della rassegna sul cinema scandinavo, è in programma il film di Carl Th. Dreyer Prastankan (La vedova del pastore, 1920), ambientato nella Norvegia del XVII secolo e girato con grande realismo nelle abitazioni storiche di Maihaugen, un vero e proprio museo all’aperto vicino a Lillehammer.

Alle ore 23 un altro maestro, Kenji Mizoguchi, con un film del 1935, Orizuru Osen (La caduta di Osen). È un momento di passaggio, dal muto al sonoro, che “non è una mera circostanza storica nello stile del regista bensì un elemento influente e decisivo della formazione artistica di Mizoguchi.” Il primo film sonoro di Mizoguchi risale al 1930 e anche Orizuru Osen doveva essere un sonoro. Fu girato come film muto solo perché le attrezzature necessarie non arrivarono in tempo. Orizuru Osen è pertanto l’ultimo saundo-ban (film girati come muti e distribuiti con una colonna sonora postsincronizzata) di Mizoguchui, un super saundo-ban perché oltre ai soliti effetti sonori e musicali comprendeva anche una narrazione benshi pre-registrata.

Alle ore 14.30 Liebe (Storia dei tredici, 1927) di Paul Czinner, ispirato alla Duchessa di Langeais, che fa parte di una trilogia di romanzi che Balzac riunì sotto il titolo “Storia dei tredici”, i cui personaggi ricorrono in ogni episodio e costituiscono una cricca massonica che opera ai più alti livelli della società parigina. Il personaggio della duchessa è stato il cavallo di battaglia di molte grandi attrici e il regista Paul Czinner volle che nel ruolo si cimentasse anche la sua compagna Elisabeth Bergner, una delle più grandi interpreti della scena teatrale in Germania. Alla lista delle star che impersonarono sullo schermo la duchessa di Langeais, fra cui l’italiana Lyda Borelli e l’americana Norma Talmadge, manca la stella più luminosa, Greta Garbo, in un progetto che rimase un sogno non realizzato di Max Ophuls.

Completano il quadro della giornata i film di John M. Stahl della serie su Lincoln (ore 9.00) e, alle 11.45, The Song of Life, del 1922, che nella scena iniziale, di sorprendente intensità, prefigura The Wind di Victor Sjöström. Una donna isolata in una casupola nel deserto, sferzata dal vento e dalla sabbia, è tiranneggiata da un marito ottuso e brutale ed è inesorabilmente aggiogata a una montagna infinita di piatti sporchi. Da qui lo slogan con cui venne lanciato il film, “un dramma di piatti e di scontento”.

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IL PROGRAMMA DI MARTEDÌ 9 OTTOBRE http://www.giornatedelcinemamuto.it/il-programma-di-martedi-9-ottobre/ Tue, 09 Oct 2018 07:00:33 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=15859 FRANCESCA BERTINI INVENTA IL DIVISMO E CON ASSUNTA SPINA L’IMMAGINE DI NAPOLI SI IMPONE SUGLI SCHERMI DI TUTTO IL MONDO IN ANTEPRIMA UN FILM DI VICTOR SJÖSTRÖM RITROVATO Tratto dall’omonima opera di Salvatore Di Giacomo, Assunta Spina – che le Giornate del Cinema Muto presentano al Teatro Verdi di Pordenone martedì 9 ottobre alle 20.30, […]

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FRANCESCA BERTINI INVENTA IL DIVISMO
E CON ASSUNTA SPINA L’IMMAGINE DI NAPOLI SI IMPONE
SUGLI SCHERMI DI TUTTO IL MONDO
IN ANTEPRIMA UN FILM DI VICTOR SJÖSTRÖM RITROVATO

Tratto dall’omonima opera di Salvatore Di Giacomo, Assunta Spina – che le Giornate del Cinema Muto presentano al Teatro Verdi di Pordenone martedì 9 ottobre alle 20.30, nell’ambito della rassegna dedicata al “Canone rivisitato” – inaugura quella vocazione realista che sarà una delle caratteristiche essenziali del successivo cinema italiano, e si discosta dalle convenzioni dominanti dell’epoca che privilegiavano trame storico-mitologiche o drammi passionali di ispirazione decadentista. Per la prima volta una città, Napoli, diventa di fatto coprotagonista di un film. Con i suoi splendori, gli stupendi paesaggi di Posillipo, di Marechiaro, del Golfo, e le sue miserie, l’angustia dei vicoli e la povertà del popolo che li abita. La macchina da presa restituisce senza infingimenti o censure i tanti aspetti di una città unica al mondo. Determinante in questo è stato il contributo di Francesca Bertini che ha dato tutta sé stessa per  la realizzazione di questo film, come attrice, come sceneggiatrice, come produttrice e come regista. D’altra parte nessuno meglio di lei, cresciuta nella città partenopea e fin da giovanissima arruolata nella compagnia teatrale di Eduardo Scarpetta, avrebbe potuto rendere meglio la passionalità napoletana (non per niente il film è più conosciuto all’estero con il titolo di Sangue napolitano). Con questo ruolo avviene la definitiva consacrazione della Bertini a diva di levatura internazionale, che incarna la donna passionale assoluta e fatale allora di moda. Si alimentano anche le leggende sul suo conto, come quella dell’obbligo in tutte le produzioni a cui avrebbe partecipato, di sospendere le riprese all’ora del tè. Era lei che dettava la legge. Sul set si fa solo quello che vuole Francesca Bertini. Ed è ancora lei, dopo aver rifiutato Hollywood, a decidere l’addio alla scena per sposare un banchiere svizzero. La copia di Assunta Spina proviene dalla Cineteca di Bologna. L’accompagnamento musicale è affidato al mandolino di Carlo Aonzo e alla chitarra di John T. La Barbera, autore anche della partitura.

Dopo Assunta Spina, in programma Lisbôa: Crónica anedótica, 1930, di José Leitao de Barres, autore di Maria do mar, uno dei primi docufiction (combinazione di documentario e finzione) della storia del cinema, che uscì nello stesso anno e il cui successo oscurò del tutto quello di Lisboa. Che è invece di grande interesse perché costituisce un esempio raro e riuscito di fusione tra influenze estetiche ed artistiche assai diverse come il cinema d’avanguardia europeo, il reportage giornalistico, il teatro del vaudeville.

La giornata di martedì 9 ottobre propone la più ricca proposta di rarità, ritrovamenti e restauri. Iniziando da Judaspengar (Il denaro di Giuda, 1915) di Victor Sjöström, maestro assoluto del cinema svedese e fra i registi più grandi dell’era del muto. Judaspengar, in programma alle 14.30, storia di un operaio senza lavoro che non riesce a provvedere al figlio e alla moglie malata, è uno dei cinque film sopravvissuti fra i trenta che egli diresse in quello che viene considerato il suo periodo formativo, tra il 1912 e il 1916, ed è stato ritrovato dal Centre national du cinéma et de l’image animée di Bois d’Arcy. Di Sjöström è anche Körkarlen (Il carretto fantasma,1921), alle ore 16, titolo tra i più conosciuti del maestro svedese, che qui è anche attore protagonista. Tratto da un racconto di Selma Lagerlof, Il carretto fantasma si sviluppa su una leggenda scandinava secondo la quale le anime dei defunti sono raccolte per conto della morte da un lugubre carrettiere fantasma che cede la sua incombenza all’anima di colui che perisce in peccato mortale allo scoccare della mezzanotte dell’ultimo giorno dell’anno. Assai noto e amato fin dalla sua prima uscita in Svezia nel capodanno del 1921, il film è un capolavoro per la tecnica e per l’intensità dello studio psicologico, e avrà una grande influenza su tanti altri autori a iniziare da Ingmar Bergman.

Tra i due film di Sjöström, alle 15.10 viene presentato Ballettprimadonnan, 1916, dell’altro maestro del cinema svedese, Mauritz Stiller. Una storia ambientata nel mondo del balletto: la protagonista era all’epoca prima ballerina alla Royal Opera di Stoccolma, mentre il protagonista maschile è Lars Hanson che gli spettatori di Pordenone hanno ammirato nel film che ha inaugurato le Giornate 2018, Captain Salvation.

Fra le rarità assolute di martedì, alle 10, per il ciclo “The Parade’s Gone By…”  c’e Captain Blood, 1924, una grande storia di pirati, ispirata all’opera letteraria di Rafael Sabatini, nato a Jesi nel 1875, che visse e scrisse in Inghilterra. Questo Captain Blood, che anticipa il notissimo film con Erroll Flynn, è la produzione più ambiziosa e costosa della Vitagraph, la compagnia cinematografica di maggior successo n quegli anni. Per il ruolo da protagonista il favorito era Rodolfo Valentino, ma la parte andò poi a Warren Kerrigan.

Alle 18, L’Homme du large (La giustizia del mare, 1920) di Marcel L’Herbier, da un racconto di Honoré de Balzac, girato in esterni in Bretagna. L’Herbier è un autore fondamentale nel quadro della sperimentazione che univa all’innovazione formale della regia, un’attenzione speciale per il decor architettonico e scenografico. In questo film si avvale anche della collaborazione di Claude Autant-Lara, come aiuto regista, sceneggiatore, scenografo e attore.

Continuano anche nella giornata di martedì le proiezioni del ciclo dedicato a John M.Stahl con la serie su Abraham Lincoln (alle ore 9) e il melodramma Suspicious Wives (1921) alle ore 12.15.

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IL PROGRAMMA DI LUNEDÌ 8 OTTOBRE http://www.giornatedelcinemamuto.it/il-programma-di-lunedi-8-ottobre/ Mon, 08 Oct 2018 07:08:21 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=15857 IL CENTENARIO DELLA GRANDE GUERRA ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE A distanza di cento anni dalla fine della Grande Guerra, l’evento viene ricordato alle Giornate del Cinema Muto con un originale spettacolo multidisciplinare, “Note dal fronte”,  al Teatro Verdi di Pordenone lunedì 8 ottobre alle ore 20.30. La parte musicale, affidata alla Zerorchestra […]

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IL CENTENARIO DELLA GRANDE GUERRA
ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE

A distanza di cento anni dalla fine della Grande Guerra, l’evento viene ricordato alle Giornate del Cinema Muto con un originale spettacolo multidisciplinare, “Note dal fronte”,  al Teatro Verdi di Pordenone lunedì 8 ottobre alle ore 20.30.

La parte musicale, affidata alla Zerorchestra di Pordenone, assembla l’arrangiamento di popolari canzoni di guerra a motivi inediti. La parte narrativa è costituita da un’accurata scelta di testi diaristici di soldati e ufficiali curata dallo storico Lucio Fabi per la voce recitante dell’attore Sandro Buzzatti. Musica e parole sono in funzione dei filmati girati dal vero da operatori italiani, austro-ungarici e americani che seguono cronologicamente lo sviluppo del conflitto sui vari fronti, dalle montagne dell’Adamello alle trincee del Carso, dall’Alto Isonzo e dal Piave fino all’ingresso degli italiani a Trento e Trieste. Il materiale visivo proviene dagli archivi di Cinemazero di Pordenone e dalla Cineteca del Friuli di Gemona, che ha realizzato anche un DVD di questo concerto-spettacolo.

In chiusura di serata, alle 22.15, per il ciclo ispirato a Balzac, è la volta di Paris at Midnight liberamente ispirato a una delle opere più celebri dello scrittore francese, Papà Goriot. Il regista è E. Mason Hopper ma l’ispiratrice del progetto è Frances Marion, che qui figura in veste di sceneggiatrice e produttrice, ma che è nota per essere stata una regista molto energica anche nella direzione di attori famosi… e maschi. Se la critica francese accolse Paris at Midnight con molte perplessità giudicando caricaturale la rappresentazione dei personaggi, le cose andarono decisamente meglio in America, anche per la grande prova interpretativa di Lionel Barrymore. E, nonostante tutte le disinvolte licenze nei confronti dell’originale letterario (tant’è vero che non si menziona mai il nome di Balzac, né il titolo originale) possiamo ben affermare che questo Paris at Midnight è più riuscito, divertente e godibile, di altri Papà Goriot più fedeli alla lettera del testo.

Nel programma della giornata, per la rassegna di John M. Stahl continua  alle ore 9 il ciclo della serie sulla vita di Abraham Lincoln e, alle 14.45, The Child Thou Gavest Me (Suo figlio) del 1921, una variante del melodramma materno. Punti di forza del film sono le interpretazioni del piccolo Richard Headrick e di Lewis Stone che si sforza di dare credibilità al suo personaggio di uomo sgradevole e violento. Stahl fu talmente impressionato dalla sua bravura che in seguito lo volle in molti altri film.

Alle 9.30 continua l’esplorazione del cinema scandinavo con Dunungen, 1919, una frivola e delicata commedia di costume che rappresenta alla perfezione il modello di cinema di prestigio della Svenska Bio, la principale casa di produzione svedese: è ambientato nel passato (gli anni Quaranta dell’Ottocento), è di ambientazione rurale ed è tratto da un’opera del premio Nobel Selma Lagerlof. Dunungen fu il primo film del nuovo corso intrapreso dalla Svenska Bio a partire dal 1917 a non essere diretto da Victor Sjöström o Mauritz Stiller. La scelta cadde sull’esordiente Ivan Hedqvist che conosceva bene l’opera della Lagerlof per averla interpretata a teatro. Pur essendo stato un grande successo internazionale (uscì persino nell’attuale Indonesia) Dunungen è stato molto trascurato dalle storie del cinema e a noi è pervenuta una copia parecchio ridotta rispetto all’originale. Il nuovo restauro dello Svenska Filminstitutet ricostruisce le parti mancanti tramite cartelli con i testi originali, foto di scena e didascalie esplicative.

Chiude il programma della mattinata alle 11.30, continuando l’omaggio a Kevin Brownlow e al 50° anniversario della pubblicazione del suo libro The Parade’s Gone By…, il film Smouldering Fires (La donna che amò troppo tardi, 1925) di Clarence Brown, che in seguito dirigerà anche Greta Garbo e altre grandi dive di Hollywood guadagnandosi l’appellativo di “regista di donne”. Anche in questo film sono ben sviluppati i personaggi femminili, un’imprenditrice quarantenne in carriera che prende una sbandata per il suo giovane segretario di cui si innamorerà invece la sorella minore di lei. Una curiosità: Smouldering Fires fu uno dei primi film recensiti da Graham Greene nel periodo in cui ebbe la rubrica di critica cinematografica per lo Spectator, tra il 1935 e il 1939.

Due anni fa le Giornate del Cinema Muto rivelarono al pubblico la figura di un regista che scomparve prematuramente all’età di 28 anni in seguito dell’epidemia d’influenza del 1918. A cento anni dalla morte di John Collins, il festival conferma con ulteriori scoperte negli archivi del MoMA lo straordinario talento di un cineasta che avrebbe avuto sicuramente un ruolo di primissimo piano nella storia del cinema mondiale se la sua carriera non fosse stata interrotta così presto da un atroce destino. Alle ore 16 vengono presentati quattro corti di produzione Edison. Tra questi c’è anche The Portrait in the Attic, con una formidabile prova di attrice di Viola Dana, consorte e musa ispiratrice di Collins.

Alle 17.15 Le straordinarie avventure di Mr. West nel paese dei bolscevichi di Lev Kuleshov del 1924. È l’anno che segna la nascita del cinema sovietico d’avanguardia, un movimento articolato che comprendeva il pathos sofisticato di Ejzenstejn, la poesia panteista di Dovzhenko, la vivisezione freudiana di Emler. Il primo in ordine di tempo fu prprio il film di Kuleshov e suona significativo e anche un po’ paradossale che il primo vagito di un movimento per antonomasia rivoluzionario sia stata una commedia che prendeva in giro ma che in fondo guardava con affetto Hollywood.

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