Le Giornate del Cinema Muto http://www.giornatedelcinemamuto.it Thu, 14 Jun 2018 05:25:24 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.6 LE GIORNATE MIGLIOR FESTIVALDEL CINEMA MUTO 2017 http://www.giornatedelcinemamuto.it/pordenone-giornate-miglior-festival-del-cinema-muto-2017/ Tue, 09 Jan 2018 11:48:20 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=14482 ALTRE DUE PREZIOSE MEDAGLIE AGLI EVENTI ORCHESTRALI CHE HANNO CHIUSO E APERTO LA 36A EDIZIONE: THE STUDENT PRINCE IN OLD HEIDELBERG E THE CROWD Il sondaggio annuale destinato a studiosi e amanti del cinema muto indetto dal sito britannico Silent London ha premiato le Giornate del Cinema Muto di Pordenone, dirette dal 2016 da Jay Weissberg, […]

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ALTRE DUE PREZIOSE MEDAGLIE AGLI EVENTI ORCHESTRALI CHE HANNO CHIUSO E APERTO LA 36A EDIZIONE: THE STUDENT PRINCE IN OLD HEIDELBERG E THE CROWD

Il sondaggio annuale destinato a studiosi e amanti del cinema muto indetto dal sito britannico Silent London ha premiato le Giornate del Cinema Muto di Pordenone, dirette dal 2016 da Jay Weissberg, a cui è stata assegnata la medaglia d’oro come Miglior festival di cinema muto del 2017. I risultati sono stati pubblicati qualche giorno fa sullo stesso sito, ideato e curato dall’attivissima giornalista londinese Pamela Hutchinson, collaboratrice di testate quali The Guardian e Sight and Sound e grande appassionata di cinema muto.

Altre due preziose medaglie, l’oro e l’argento, sono andate agli eventi orchestrali che hanno rispettivamente chiuso e aperto la 36a edizione, ovvero The Student Prince in Old Heidelberg (Il principe studente, 1927) di Ernst Lubitsch con la partitura di Carl Davis eseguita dall’Orchestra San Marco di Pordenone diretta da Mark Fitz-Gerald, presentato il 7 ottobre al Teatro Verdi di Pordenone con replica il giorno successivo; e The Crowd (La folla, 1928) di King Vidor, con la partitura sempre di Carl Davis, che il 30 settembre, in apertura, ha diretto personalmente nell’esecuzione i musicisti dell’Orchestra San Marco.

Un ottimo terzo posto, la medaglia di bronzo quindi, è stata conquistata nella sezione dei film muti accompagnati da un singolo musicista. Il merito è di Neil Brand, che il 3 ottobre 2017, sempre al Teatro Verdi, ha eseguito al pianoforte, coadiuvato dal percussionista Frank Bockius, l’accompagnamento del capolavoro di Victor Sjöström, Vem Dömer? (La prova del fuoco, 1922), presentato nell’ambito della retrospettiva dedicata al cinema scandinavo (di cui vedremo la seconda parte nel 2018).

Infine, le Giornate hanno avuto una menzione nella sezione delle “migliori scoperte mute del 2017″, che non ha visto un vincitore sugli altri, per Tableaux vivants, esperimento visivo ideato da Valentine Robert per il quale è stato fatto un grande lavoro di digitalizzazione presso il laboratorio digitale della Cineteca del Friuli. Il risultato, presentato in prima mondiale al Teatro Verdi giovedì 5 ottobre, è un programma di due ore che collega una serie di film con oltre trenta dipinti allo scopo di riscoprire, esaminare e valutare in che modo il cinema delle origini abbia fatto riferimento diretto alla pittura ricreando visivamente tante opere nei cosiddetti “quadri viventi”.

I risultati del sondaggio con i vincitori di tutte le sezioni sono consultabili sul sito Silent London, a questo link: https://silentlondon.co.uk/2018/01/05/silent-london-poll-of-2017-the-winners/

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PORDENONE CAPITALE DEL MUTO http://www.giornatedelcinemamuto.it/pordenone-capitale-del-muto/ Sun, 08 Oct 2017 07:00:44 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=14454 CHIUSA CON SUCCESSO L’EDIZIONE 2017 DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO La ricchezza e la varietà del programma della 36a edizione delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone – che si chiuderanno definitivamente oggi con la replica al Teatro Comunale Giuseppe Verdi del film di Ernst Lubitsch Il principe studente accompagnato dall’orchestra – hanno confermato l’idea […]

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CHIUSA CON SUCCESSO L’EDIZIONE 2017 DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO

La ricchezza e la varietà del programma della 36a edizione delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone – che si chiuderanno definitivamente oggi con la replica al Teatro Comunale Giuseppe Verdi del film di Ernst Lubitsch Il principe studente accompagnato dall’orchestra – hanno confermato l’idea che il cinema muto abbia ancora molto da dire. È la linea del direttore Jay Weissberg, per il secondo anno al timone del festival che, fin dall’inizio, ha inteso sviluppare e approfondire in questo senso la missione fondativa delle Giornate. Sullo schermo del Verdi sono passate, accanto alle immagini dei divi più famosi e dei film immortali, opere meno conosciute se non addirittura finora ignorate e documenti importanti anche da un punto di vista storico. Un esempio per tutti, il sorprendente Una campagna senza precedenti di Mikhail Kaufman, magistrale per il montaggio ma anche fondamentale per mettere in luce un lato ancora oscuro della giovane URSS. Ed è stato anche un modo del tutto anticonvenzionale, assieme alle rassegne sui viaggiatori sovietici e ai due film americani sul “pericolo rosso”, di ricordare il centenario della Rivoluzione d’Ottobre. Il festival non si è tuttavia limitato a rievocare il passato ma, con la sezione sugli effetti della guerra (il riferimento è ovviamente alla prima guerra mondiale, un altro centenario) ha fornito ampi spunti per una riflessione più ampia anche pensando a quanto sta avvenendo oggi in tante parti del mondo.

Particolare apprezzamento ha avuto quest’anno la programmazione delle prime serate, testimoniata ogni giorno dal formarsi di lunghe file in attesa dell’apertura della sala. Probabilmente a questo successo ha contribuito il favorevolissimo riscontro avuto dal film d’apertura, The Crowd,  La folla, di King Vidor, accompagnato dall’Orchestra San Marco di Pordenone diretta da Carl Davis, che ha entusiasmato tutti e che è stato il miglior lancio possibile per il festival, anticipato dalla preapertura di Sacile con The Wind di Victor Sjöström accompagnato dalla Zerorchestra con l’Accademia d’Archi Arrigoni dirette da Günter Buchwald. Anche quest’anno la musica è stata valorizzata al massimo sia dagli artisti che sono di casa a Pordenone, sia da musicisti ospiti come la violinista klezmer newyorkese Alicia Svigals o l’Anton Baibakov Collective da Kiev.

Il bilancio dunque non può che essere estremamente positivo, anche guardando i numeri. Oltre un migliaio gli accreditati, come sempre provenienti da tutto il mondo, inglesi (145) e americani (129) in prevalenza fra gli stranieri (ma quelli che arrivano da più lontano sono i 5 australiani). Consistenti sono state anche le presenze dal Giappone e dal Centro e Sud America, mentre fra gli europei primeggiano i tedeschi e i francesi, ma significativa è la partecipazione di scandinavi ed est europei, considerando il rilievo che le rispettive cinematografie hanno avuto nel programma. Agli accreditati, di cui oltre 200 sono donor, cioè sostenitori speciali con una quota aggiuntiva, bisogna aggiungere il numero in crescita dei biglietti venduti. Il picco si è registrato con i sold out nelle serate di apertura e di chiusura ma anche lunedì sera con Louise Brooks, mercoledì con la Carmen di Pola Negri e venerdì con la Vampira Theda Bara.

Una delle maggiori soddisfazioni per gli organizzatori delle Giornate del Cinema Muto è vedere come cresca l’interesse dei giovani verso un cinema che, lungi dall’apparire antiquato e vecchio, si rivela anticipatore non solo di gusti e tendenze ma anche di soluzioni stilistiche e tecniche del cinema dei nostri giorni. La presenza di tanti giovani alle proiezioni, ai banchetti dei volumi e dei DVD di FilmFair, alle masterclass e agli altri incontri come il Collegium, è indubbiamente una conferma della bontà dell’intuizione che 36 anni fa ha fatto nascere la manifestazione. In questo arco di tempo non pochi sono stati i giovani che, formatisi alla scuola delle Giornate, hanno trovato lavoro nel campo del restauro e delle cineteche. Il premio Haghefilm-Selznick School, quest’anno andato a  Samuel B. Lane del New Mexico, e il premio FriulAdria Collegium sponsorizzato da Crédit Agricole FriulAdria, andato al tedesco Sebastian Köthe, hanno proprio lo scopo di valorizzare questi talenti. E non dimentichiamo i giovanissimi degli istituti comprensivi “Centro Storico” e “P.P. Pasolini” di Pordenone che hanno vissuto il loro momento di gloria domenica 1 ottobre, quando “a colpi di note” hanno accompagnato la proiezione delle comiche mute che hanno scelto loro stessi e sui quali si sono esercitati durante l’anno scolastico.

Diventa sempre più prestigioso, per la sua lunga storia e per il valore dei premiati, anche il Premio Jean Mitry – a riceverlo quest’anno sono stati Richard Abel e John Libbey – quasi un Oscar alla carriera a studiosi che si sono distinti per il contributo dato alla conoscenza del cinema muto. Ancora una volta la gratitudine va alla Fondazione Friuli, che ha avuto l’intelligenza di voler sostenere economicamente questa iniziativa.

Se il rapporto di stretta collaborazione con tutte le cineteche italiane aderenti alla FIAF (Roma, Torino, Milano e Bologna) è un fatto più che consolidato, quest’anno ci sono stati anche delle aperture in altre direzioni: a Pordenone è venuta una delegazione lucana nella prospettiva di organizzare, in collaborazione con le Giornate, nell’ambito di Matera capitale della cultura europea 2019, un evento su Robert Vignola, un regista nato in un paese della Basilicata, emigrato negli USA, diventato poi un importante regista del muto e oggi pressochè dimenticato.

A conferma del rapporto di fiducia e rispetto per le Giornate di Pordenone, hanno contribuito alla realizzazione del programma, per un totale di 219 titoli presentati, oltre 40 istituzioni internazionali. Fra queste, la  Library of Congress di Washington e il George Eastman Museum di Rochester, il MoMA di New York, il British Film Institute di Londra, la Cinemathèque française, l’ECPAD e la Lobster Films di Parigi, il Gosfilmofond di Mosca e il RGAKFD di Krasnogorsk il Národni filmový archiv di Praga, la Filmoteka Narodowa di Varsavia, l’Oleksandr Dovzhenko National Film Centre di Kiev, l’EYE Filmmuseum di Amsterdam, il National Film Center di Tokyo.

Ospiti speciali del festival sono stati il famoso fumettista Art Spiegelman e la moglie Françoise Mouly, art editor del New Yorker, arrivati in forma privata alle Giornate motivati da un’antica passione per il cinema muto.

Guardando già al 2018 la 37a edizione si svolgerà dal 6 al 13 ottobre –  il direttore Jay Weissberg anticipa alcune linee del programma futuro, che punterà ancora una volta sulla Scandinavia con la seconda parte della splendida rassegna “La sfida della Svezia” (ci sarà ancora un Carl Th. Dreyer, Prästänkan) e sul Giappone, da cui arriveranno altri quattro film del genere saundo-ban, i film girati muti ma distribuiti con una colonna sonora postsincronizzata. Fra i protagonisti del 2018 anche due grandi registi: Mario Bonnard, con anche l’ultimo restauro del suo più importante lavoro realizzato in Germania, il film di montagna Der Kampf ums Matterhorn, e John Stahl, al centro di un progetto in collaborazione con il Cinema Ritrovato di Bologna, che a giugno presenterà la produzione sonora mentre a ottobre si vedranno a Pordenone i più rari film muti. Non mancherà il film Captain Salvation di John S. Robertson, con Lars Hanson, già pensato per il programma 2017 e rinviato di un anno.

Un patrimonio legato alle Giornate del Cinema Muto che resterà per sempre a disposizione della città è la donazione che il direttore emerito David Robinson, cittadino onorario di Pordenone, ha fatto alla Mediateca di Cinemazero, che arricchisce così il suo già nutrito patrimonio. Robinson ha donato oltre 1.200 volumi, diverse centinaia di riviste rarissime e autentici oggetti da collezione che ben figurerebbero anche in un museo. Tra questi, il frutto delle visite in Unione Sovietica in compagnia di pionieri dell’avanguardia russa come Kozintsev, Leonid Trauberg, Sergei Yutkevich, che omaggiarono l’allora giovane studioso di dediche, presenti anche in altri volumi, spesso impreziositi da scritte e annotazioni personali. Di assoluto pregio è anche una delle più grandi collezioni di Film Kurier, la rivista illustrata che documenta tutta l’attività cinematografica in Germania e in Austria tra le due guerre mondiali e oltre.

Le Giornate del Cinema Muto 2017 sono promosse dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – Direzione Generale Cinema, dal Comune di Pordenone, dalla Provincia di Pordenone, dalla Camera di Commercio di Pordenone e dalla Fondazione Friuli, con il sostegno di Crédit Agricole FriulAdria e PromoTurismo FVG.

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IL TOCCO MAGICO DI LUBITSCH CHIUDE LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE http://www.giornatedelcinemamuto.it/tocco-magico-lubitsch-chiude-le-giornate-del-cinema-muto-pordenone/ Sat, 07 Oct 2017 07:00:57 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=14434 La storia del Principe studente che narra l’impossibile amore tra un erede al trono e una locandiera, narrata per la prima volta nel romanzo di Wilhelm Meyer-Forster e portata molte volte sul palcoscenico e sullo schermo chiude la 36a edizione delle Giornate del Cinema Muto La versione proposta non poteva che essere quella di Ernst Lubitsch, del […]

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La storia del Principe studente che narra l’impossibile amore tra un erede al trono e una locandiera, narrata per la prima volta nel romanzo di Wilhelm Meyer-Forster e portata molte volte sul palcoscenico e sullo schermo chiude la 36a edizione delle Giornate del Cinema Muto

La versione proposta non poteva che essere quella di Ernst Lubitsch, del 1927, che in verità subentrò a Erich von Stroheim e a William Wellman, e per questioni di diritti fu intitolato precisamente The Student Prince in Old Heidelberg. In barba al titolo, nemmeno una scena venne però girata nella famosa città universitaria tedesca: gli sfarzosi set che fecero del Principe studente il più dispendioso film muto della MGM dopo Ben-Hur, furono costruiti in California, compreso il castello, e le riprese che Lubitsch fece dal vero in Germania non vennero utilizzate perché il materiale giunse in ritardo dall’Europa. Interpretato dalla coppia più famosa delle star sotto contratto della MGM, Ramon Novarro e Norma Shearer, il film piacque moltissimo a pubblico e critica, e svolse anche un ruolo di pacificazione dopo le ferite della prima guerra mondiale, presentando il ‘nemico tedesco’ sotto un aspetto umano. La leggenda vuole che fu per merito del piacevole ricordo del film, che il generale americano responsabile della conquista di Heidelberg nella seconda guerra mondiale, risparmiò la città dalla distruzione. Evidentemente – e per fortuna – nulla sapeva della reale location.

Come aveva aperto, così la musica di Carl Davis chiude il festival eseguita dall’Orchestra San Marco di Pordenone, diretta questa volta da Mark Fitz-Gerald. La partitura del Principe studente è stata tra le prime tra quelle composte da Carl Davis per il cinema muto. in questo settore la fama del Maestro è riconosciuta in tutto il mondo ed è con orgoglio che le Giornate lo possono annoverare tra gli amici più cari sin dal lontano 1986. Come ogni anno, per consentire a quanto più pubblico possibile di assistere all’evento finale, anche per Il principe studente è prevista una replica, domenica alle ore 16.00, sempre al Teatro Verdi.

Il film di Lubitsch è anticipato dalla proiezione, in prima assoluta, dell’ultimo Méliès ritrovato, Le Rosier miraculeux (Il roseto miracoloso), del 1904, ancora una delizia del mago del cinema delle origini riscoperta nell’Iowa da Serge Bromberg.

Tutt’altro che magiche e anzi molto dure sono le immagini della sezione “Gli effetti della guerra” in programma sabato alle 14.00. Città distrutte, morti, feriti, popolazioni in fuga, ci portano a riflessioni e a paragoni con quanto succede oggi in tante parti del mondo. E le immagini dei filmati neuropatologici del professor Camillo Negro realizzati dall’operatore Roberto Omegna provenienti dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, con un giovane soldato che rivive lo shock della trincea, non hanno davvero bisogno di alcun commento. 

Le Giornate del Cinema Muto 2017 sono promosse dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – Direzione Generale Cinema, dal Comune di Pordenone, dalla Provincia di Pordenone, dalla Camera di Commercio di Pordenone e dalla Fondazione Friuli, con il sostegno di Crédit Agricole FriulAdria e PromoTurismo FVG.

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PREMIO JEAN MITRY 2017: RICHARD ABEL E JOHN LIBBEY http://www.giornatedelcinemamuto.it/premio-jean-mitry-2017-richard-abel-john-libbey/ Fri, 06 Oct 2017 19:00:24 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=14406 LA FONDAZIONE FRIULI NUOVO SOSTENITORE DEL RICONOSCIMENTO  Il premio internazionale Jean Mitry, assegnato annualmente nell’ambito delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone a personalità e istituzioni che si siano distinte nell’opera di recupero e valorizzazione del patrimonio cinematografico muto, va quest’anno agli americani Richard Abel e John Libbey. Istituito dalla Provincia di Pordenone nel 1986 […]

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LA FONDAZIONE FRIULI NUOVO SOSTENITORE DEL RICONOSCIMENTO 

Il premio internazionale Jean Mitry, assegnato annualmente nell’ambito delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone a personalità e istituzioni che si siano distinte nell’opera di recupero e valorizzazione del patrimonio cinematografico muto, va quest’anno agli americani Richard Abel e John Libbey. Istituito dalla Provincia di Pordenone nel 1986 e dal 1989 dedicato alla memoria dello storico, teorico e regista cinematografico francese Jean Mitry, primo presidente onorario delle Giornate, a partire da quest’anno il Premio è sostenuto dalla Fondazione Friuli e a consegnarlo sarà il suo nuovo presidente Giuseppe Morandini

Richard Abel è uno fra i maggiori studiosi sul cinema muto a livello mondiale e ha spesso collaborato ai programmi delle Giornate del Cinema Muto curando diverse rassegne. Tre dei suoi libri sul cinema francese, fra cui French Cinema: The First Wave, 1915-1929 (1984; seconda edizione, 1987), hanno ricevuto dei premi e nel corso degli ultimi due decenni ha pubblicato tre fondamentali volumi sulle origini del cinema americano, l’ultimo dei quali nel 2015, Menus for Movieland: Newspapers and the Emergence of American Film Culture, 1913-1916. Abel è stato inoltre direttore editoriale dell’Encyclopedia of Early Cinema (2005; seconda edizione, 2010), anch’essa vincitrice di premi, e ha editato due collezioni di saggi: The Sounds of Early Cinema (2001) e Early Cinema and the “National” (2008). Un’enorme quantità di saggi a sua firma sono apparsi su libri e riviste specializzate.
Abel è stato presidente della Society for Cinema Studies (1987-1989), vice-presidente del Domitor, l’Associazione Internazionale per gli Studi sul Cinema delle Origini, e membro del comitato editoriale di svariati periodici di ricerche storiche sul cinema. Negli Stati Uniti, la Society for Cinema and Media Studies gli ha conferito nel 2014 un premio speciale alla carriera.
Dopo avere insegnato alla Drake University (Des Moines, Iowa), dove ha organizzato una decina di festival di cinema, contribuito alla fondazione di uno dei primi programmi di laurea negli Stati Uniti, e aver ricoperto la carica di direttore dell’Institute for the Humanities, Richard Abel è stato nominato nel 2002 quale Robert Altman Collegiate Professor of Film nello Screen Arts and Cultures Department alla University of Michigan ad Ann Arbor, che ha presieduto per quattro anni. “In congedo a tempo indeterminato”, dal 2013 Richard Abel è Professor Emeritus of International Cinema and Media. Continua nel frattempo a fare ricerche e a scrivere saggi di cinema.

John Libbey è fondatore e proprietario della casa editrice omonima, creata nel 1979. Dopo gli esordi con pubblicazioni di libri e riviste di argomento scientifico e medico, il catalogo della società si è allargato dal 1983 a studi sulle comunicazioni, ricerche sulla televisione, cinema delle origini e di animazione. L’evento di maggiore rilievo nell’attività della casa editrice sulla produzione cinematografica dei primi tempi fu il rilancio del periodico Film History. Sotto la guida dello storico Richard Koszarski, la rivista si è rapidamente imposta quale punto di riferimento essenziale nelle ricerche in questo settore. Fra i libri più importanti pubblicati da John Libbey si segnalano Cartoons: One Hundred Years of Animation Cinema (Cartoons – Cento anni di cinema d’animazione) di Giannalberto Bendazzi, The Man Who Made Movies di Paul Spehr, Picturing Mexico, Hyperanimation, Between Still and Moving Images, Before the Movies di Terry e Deborah Morton, Early Italian Cinema a cura di Giorgio Bertellini (uno dei volumi di maggior successo). Ancora, gli atti dei congressi del Domitor e, più di recente, l’edizione inglese della serie KINtop Studies in Early Cinema. John Libbey ha altresì prodotto diversi titoli sul cinema e il video sperimentale, fra i quali spiccano Rewind Italia, Alternative Projections; Experimental Film and Video Anthology; e Stan Brakhage: Realm Buster, di prossima pubblicazione.
Da quasi vent’anni i libri della John Libbey Publishing sono sempre esposti alla FilmFair delle Giornate del Cinema Muto; molti di questi sono stati selezionati fra le pubblicazioni offerte in omaggio ai donor del festival. I libri di John Libbey sono attualmente distribuiti in tutto il mondo dall’Indiana University Press.

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ARRIVA LA VAMPIRA! http://www.giornatedelcinemamuto.it/arriva-la-vampira/ Fri, 06 Oct 2017 07:00:56 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=14400 Tratto da un poema di Rudyard Kipling e prendendone l’incipit “A fool there was” (C’era uno sciocco…) come titolo, nasce nel 1915 il filone della vampira. C’erano già stati prima, a dire il vero, due adattamenti cinematografici, ma è con questo film e soprattutto con la sua interprete, Theda Bara, un’attrice fino a quel momento […]

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Tratto da un poema di Rudyard Kipling e prendendone l’incipit “A fool there was” (C’era uno sciocco…) come titolo, nasce nel 1915 il filone della vampira. C’erano già stati prima, a dire il vero, due adattamenti cinematografici, ma è con questo film e soprattutto con la sua interprete, Theda Bara, un’attrice fino a quel momento sconosciuta, che il genere decolla. Predestinata sin dal nome d’arte (Theda Bara è l’anagramma di arab death) a interpretare donne fatali, la vampira del film più che un essere assetato di sangue è una donna “che di nulla si cura” e che sfrutta la propria sessualità per conquistare rango sociale e ricchezza portando alla rovina la sua preda, un importante diplomatico la cui moglie aveva fatto uno sgarbo alla “vampira”. La copia di A fool there was proiettata alle Giornate di Pordenone venerdì 6 ottobre al Teatro Verdi alle 20.30, proviene dal Museo di Arte Moderna di New York e si avvale di una nuova partitura per quintetto composta e diretta da Philip Carli.

Il secondo film della serata, Mania, il calvario di un’anima, 1918, regia Eugen Illés, (ore 22.30, Teatro Verdi) chiude l’omaggio a Pola Negri. Nella filmografia ufficiale tracciata da lei stessa nelle sue memorie, l’attrice non fa riferimento ai film girati in Polonia, antecedenti al periodo tedesco di Reinhardt e Lubitsch. Eppure Mania è un film notevole che esalta la singolare bellezza e il magnetismo di Pola Negri e che ha tra i punti di forza la scenografia di Paul Leni, destinato a diventare una delle figure più importanti dell’espressionismo tedesco.
Per la sezione “Il pericolo rosso”, alle ore 16, sempre al Teatro Verdi, viene proiettato The World and its Woman, Un idillio nella tempesta, del 1919, di Frank Lloyd, interpretato dalla più famosa cantante lirica dell’epoca, Geraldine Farrar, che per questo film ricevette un compenso stratosferico. Grande artista, ma anche grande imprenditrice di sé stessa, la Farrar interpretò, tra una stagione lirica e l’altra, una quindicina di film, due con Cecil B. DeMille, e fu anche al centro delle cronache per una lunga relazione con Toscanini e una chiacchierata amicizia con Caruso. In The World and its Woman, sfarzosa produzione della Goldwyn ferocemente antibolscevica, la Farrar dà anche dimostrazione di lottatrice nella pirotecnica zuffa finale con la cattiva di turno.
Meritano una segnalazione, alle 14.30, Thora Van Deken di John W.Brunius che sa adattare cinematograficamente, grazie a tecniche di ripresa e di montaggio eccellenti, il romanzo breve Cappuccetto Rosso del Nobel danese Henrik Pontoppidan.
E, alle 10.30, Dawn, L’alba, del 1928, con la regia di Herbert Wilcox che fu opera molto controversa negli anni ’20 perché, raccontando un episodio di crudeltà bellica, la fucilazione di un’infermiera britannica da parte dei tedeschi nella prima guerra mondiale, metteva in crisi il processo di riappacificazione tra le due potenze.

Le Giornate del Cinema Muto 2017 sono promosse dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – Direzione Generale Cinema, dal Comune di Pordenone, dalla Provincia di Pordenone, dalla Camera di Commercio di Pordenone e dalla Fondazione Friuli, con il sostegno di Crédit Agricole FriulAdria e PromoTurismo FVG.

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TORNA IL GOLEM PERDUTO LA GIORNATA DEI MAESTRI: WEGENER, OZU, MURNAU, DREYER http://www.giornatedelcinemamuto.it/torna-golem-perduto-la-giornata-dei-maestri-wegener-ozu-murnau-dreyer/ Thu, 05 Oct 2017 07:00:37 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=14384 Alle Giornate del Cinema Muto giovedì 5 ottobre è la giornata dei grandi maestri. Alle 15.45 al Teatro Verdi uno degli appuntamenti più attesi, con Der Golem, di Paul Wegener e Heinrich Galeen. L’eccezionalità dell’evento è che si tratta del primo Golem del 1914, considerato perduto e di cui non esistevano che pochi frammenti. Solo recentemente […]

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Alle Giornate del Cinema Muto giovedì 5 ottobre è la giornata dei grandi maestri.

Alle 15.45 al Teatro Verdi uno degli appuntamenti più attesi, con Der Golem, di Paul Wegener e Heinrich Galeen. L’eccezionalità dell’evento è che si tratta del primo Golem del 1914, considerato perduto e di cui non esistevano che pochi frammenti. Solo recentemente è stato trovato al Museo del Cine Pablo C. Ducros Hicken di Buenos Aires un rullo intero del film che ci consente di avere un’idea di quello che è considerato un capolavoro del cinema di tutti i tempi. La versione che tutti conosciamo, del 1920 sempre con la regia di Wegener, è in realtà un prequel, il titolo completo infatti è Golem, come venne al mondo, girato con possibilità economiche maggiori rispetto al primo, realizzato mentre era appena iniziata la prima guerra mondiale e che, pur essendo stato distribuito con successo in tutto il mondo, in quanto produzione tedesca, non suscitava certo le simpatie dei paesi che erano in guerra con la Germania e l’impero austroungarico.

A seguire, e a comporre un formidabile dittico espressionista del pomeriggio, il più antico film superstite di Fredrich Wilhelm Murnau, Der Gang in Die Nacht, il cammino nella notte, del 1920, nel quale troviamo già i temi che saranno sviluppati nei capolavori successivi quali Aurora. In Der Gang in Die Nacht, tra i protagonisti c’è l’attore feticcio di Murnau, Conrad Veidt, che negli anni ’30 andò in America dove, paradossalmente, a lui che era antinazista vennero spesso e volentieri affibbiate le parti del tedesco cattivo, come in Casablanca.

Chiude la giornata, alle 22.45, Carl Th. Dreyer con Glomdalsbruden, La fidanzata di Glomdal, 1926. Basato sull’omonimo romanzo dello scrittore norvegese Jacob Breda Bull, è l’ultimo film realizzato da Dreyer nei paesi scandinavi prima del suo trasferimento in Francia e del suo exploit con Giovanna d’Arco. Per la prima e ultima volta nella sua carriera Dreyer procede con totale libertà nella lavorazione del film, improvvisando giorno per giorno durante le riprese e senza seguire una sceneggiatura. Ma lo spirito di Dreyer c’è tutto, nella condanna dell’oppressione femminile e nella promozione di un umanesimo conciliatorio.

Il primo maestro del programma di oggi, al Teatro Verdi alle 9.00, è Yasujiro Ozu con Tokyo No Yado, Una locanda di Tokyo, del 1935. A quell’epoca il sonoro si era già affermato ma Ozu rimaneva ostinatamente fedele al muto, non per motivi estetici ma perché aveva promesso al suo operatore che avrebbe aspettato fino a quando lui avrebbe messo a punto il proprio sistema di registrazione sonora. Tokyo No Yado rappresenta un compromesso, possiamo definirlo un tardo muto perché alle immagini viene aggiunta una partitura musicale preregistrata, secondo la tecnica Saundo-Ban. E’ un’opera intrisa di pessimismo che fa un crudo ritratto della povertà che affliggeva la capitale nel periodo della Grande Depressione. Molti critici hanno avanzato paragoni con il neorealismo italiano, nondimeno è anche evidente quel formalismo che diventerà la cifra stilistica identificativa di Ozu, che si evidenzia soprattutto nelle riprese iniziali di camini, pali del telegrafo e grandi rocchi di legno.

Non possiamo considerarlo un maestro, ma certamente un protagonista delle Giornate di quest’anno è il francese Jean Durand. Di lui abbiamo visto tanti western nella sezione dedicata al western europeo e giustamente stasera gli viene riservato l’onore della prima serata, alle 20.30, con la sua opera più ambiziosa, La femme revée, La donna sognata, del 1929, con tante scene spettacolari e un cast con i migliori attori francesi del periodo. È quasi commovente aver inserito fra i grandi del cinema un autore che, dopo l’avvento del sonoro, era svanito nell’oblio e nella miseria.

Le Giornate del Cinema Muto 2017 sono promosse dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – Direzione Generale Cinema, dal Comune di Pordenone, dalla Provincia di Pordenone, dalla Camera di Commercio di Pordenone e dalla Fondazione Friuli, con il sostegno di Crédit Agricole FriulAdria e PromoTurismo FVG.

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L’UCRAINA PRIMA DELLA GRANDE CARESTIA NEL RISCOPERTO DOCUMENTARIO DI MIKHAIL KAUFMAN http://www.giornatedelcinemamuto.it/lucraina-della-grande-carestia-nel-riscoperto-documentario-mikhail-kaufman/ Wed, 04 Oct 2017 07:00:35 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=14360 POLA NEGRI CARMEN PER LUBITSCH Mikhail Kaufman era il fratello del più celebre Dziga Vertov, che dopo essere stato licenziato dal Sovkino di Mosca, si era trasferito nel 1927 in Ucraina, a Kiev, dove c’era un’autonoma industria cinematografica. Qui fu raggiunto da Mikhail, che divenne suo operatore per L’undicesimo e L’uomo con la macchina da […]

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POLA NEGRI CARMEN PER LUBITSCH

Mikhail Kaufman era il fratello del più celebre Dziga Vertov, che dopo essere stato licenziato dal Sovkino di Mosca, si era trasferito nel 1927 in Ucraina, a Kiev, dove c’era un’autonoma industria cinematografica. Qui fu raggiunto da Mikhail, che divenne suo operatore per L’undicesimo e L’uomo con la macchina da presa. Kaufman girò anche alcuni documentari in proprio, tra i quali Una campagna senza precedenti, 1931, che mercoledì 4 ottobre alle 22.30 l’Oleksandr Dovzhenko National Film Centre di Kiev presenta alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone, in corso al Teatro Verdi, con lo speciale accompagnamento dal vivo dell’Anton Baibakov Collective arrivato dall’Ucraina per l’occasione. All’inizio Kaufman era visto come l’ombra del fratello, ma sempre più nel corso degli anni il suo apporto venne riconsiderato, al punto da essere ritenuto da molti critici coautore dei film di Vertov. Se per quest’ultimo era più importante il fatto tecnico, Kaufman dimostrava più interesse all’aspetto umano. Ciò traspare anche in Una campagna senza precedenti, che all’inizio era stato concepito come doverosa celebrazione del primo piano quinquennale (1928-1932) che avrebbe dovuto vedere il trionfo dell’industria e dell’agricoltura, dell’assistenza sociale e dell’alfabetizzazione. Nella realizzazione del film Kaufman se la prese comoda anche perché stava cambiando la situazione politica: finiva l’autonomia del cinema ucraino e tutto passava sotto il diretto controllo di Mosca. Kaufman filmò le scene della collettivizzazione delle terre e la meccanizzazione avviata nel più grande kolhkoz di grano della regione Kuban con i nuovi trattori prodotti a Stalingrado che andavano a sostituire le macchine agricole inglesi o americane. Il film termina con un cartello “La liquidazione dei kulaki come classe”, non sappiamo quanto voluto da Kaufman o imposto da Mosca. Certo è che le immagini del 1931, l’abbondanza del raccolto, i contadini felici, i lavoratori alacri, i bambini silenziosi sembrano oggi un segno premonitore della tragedia che si sta addensando all’orizzonte con la grande carestia (holodomor) e la repressione che i bolscevichi attuarono l’anno dopo nei confronti dei piccoli proprietari terrieri che si opponevano alla collettivizzazione. Una delle più drammatiche pagine di storia del secolo scorso ancora da chiarire al di là delle strumentalizzazioni di parte. Dimenticato per più di 80 anni, Una campagna senza precedenti fu mostrato per la prima volta a Kiev alla fine del 2015.
È un modo davvero anticonvenzionale quello scelto dalle Giornate per ricordare il centenario della Rivoluzione russa presentando due film americani antibolscevichi. Se all’inizio l’avvenimento fu visto oltreoceano anche favorevolmente, col passar del tempo sempre più si andò affermando negli USA la paura rossa, quale si manifesta nei due film in programma a Pordenone. Il primo, in programma mercoledì 4 alle 16.30, è The Right to Happiness, 1919, con la regia di Allen Holubur, cineasta abile e ambizioso.

Alle ore 12.15, Viaggio in Caucaso e Persia, 1910, del biellese Mario Piacenza, industriale tessile con la passione della montagna, dei viaggi e della fotografia, ci porta a Tbilisi, a Teheran, a Bukhara, a Samarcanda e a Baku, con immagini che, pur nella spontaneità di riprese rubate, rivelano un istinto per la composizione formale assolutamente insolito per un dilettante.

Alla fine della prima guerra mondiale Ernst Lubitsch abbandona l’attività d’attore per dedicarsi alla regia. La prima star che dirige è Pola Negri, con la quale instaura un rapporto che sarà proficuo per entrambi. Appena concluso il primo film parte la lavorazione di Carmen, un film in costume, con grandi scene di massa e set costruiti negli studi di Tempelhof. Carmen (1918) viene proiettato al Teatro Verdi alle 20.30 con la partitura composta da Gabriel Thibaudeau, che la esegue con la violoncellista Cristina Nadal. Ricorda Pola Negri nella sua autobiografia, Memoirs of a Star, pubblicata nel 1970. “A quell’epoca, erano i primi tempi dell’UFA, anche se sembrava che il mondo intorno a noi cadesse a pezzi, Lubitsch e io abbiamo vissuto insieme sul set molti momenti fantastici. Forse la Berlino di quel periodo era l’unico luogo in cui avremmo potuto giungere a quei risultati”.
Le origini di Pola Negri sono avvolte nella leggenda e ad alimentarla ci pensò nell’autobiografia lei stessa. Di certo crebbe in Polonia in assoluta povertà, e dovette ben presto interrompere una promettente carriera di ballerina per ripiegare sul teatro. Chiamata in Germania dal grande impresario e regista teatrale Max Reinhardt, Pola Negri, dopo una sola stagione di prosa passa al cinema e viene scritturata dall’UFA, la maggiore casa di produzione tedesca. Inizia la collaborazione con Ernst Lubitsch che la porta alla definitiva consacrazione a star. Per Lubitsch, che pur di dive ne conobbe e diresse tante, Pola Negri rimase sempre “una delle persone dotate di maggiore vitalità e magnetismo mai incontrate.” Il matrimonio artistico tra i due funziona così bene che ben presto vengono attratti dalle sirene hollywoodiane e si trasferiscono in America. L’avvento del sonoro è una rivoluzione che lascia molte vittime sul campo, divi che non riescono a tenere il passo con il cambiamento e diventano dall’oggi al domani relitti del passato. Pola Negri intuisce l’aria che tira e preferisce ritornare in Germania dove può ancora avere un ruolo da protagonista, potendo contare sul favore di Hitler, che in questo caso non badava troppo alle sue origini ebraiche.

Le Giornate del Cinema Muto 2017 sono promosse dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – Direzione Generale Cinema, dal Comune di Pordenone, dalla Provincia di Pordenone, dalla Camera di Commercio di Pordenone e dalla Fondazione Friuli, con il sostegno di Crédit Agricole FriulAdria e PromoTurismo FVG.

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GUERRA E PACE NEL CINEMA DI LUCA COMERIO http://www.giornatedelcinemamuto.it/guerra-pace-nel-cinema-luca-comerio/ Tue, 03 Oct 2017 07:00:53 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=14344 Il programma di martedì 3 ottobre Ben più che “umile e valoroso operatore”, come fu definito in un cinegiornale Luce del 1940 in occasione della morte, fu Luca Comerio. Una figura fondamentale del cinema (e prima della fotografia) ancora da valutare in tutta la sua complessità. Testimone straordinario della storia d’Italia dei primi 40 anni […]

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Il programma di martedì 3 ottobre

Ben più che “umile e valoroso operatore”, come fu definito in un cinegiornale Luce del 1940 in occasione della morte, fu Luca Comerio. Una figura fondamentale del cinema (e prima della fotografia) ancora da valutare in tutta la sua complessità. Testimone straordinario della storia d’Italia dei primi 40 anni del ‘900 (il suo primo “reportage”, diremmo oggi, risale addirittura al 1898 con la repressione sanguinosa dei moti di Milano ad opera di Bava Beccaris).

Comerio fu sempre in prima linea su tutti i fronti d’azione dei soldati italiani, anteponendo ai desideri propagandistici del committente, lui che era il fotografo ufficiale della Real Casa, l’umana pietà che si deve provare di fronte ai caduti di qualsiasi parte. Quest’anno le Giornate presentano la terza e ultima parte del progetto dedicato a Comerio, curato da Sergio M. Germani, soffermandosi in particolare sul periodo tra la fine della prima guerra mondiale e l’inizio della seconda che egli non fece in tempo a vedere, senza dimenticare alcune integrazioni sulla guerra italo-turca del 1911 e sul conflitto del ’14-18, come La gloriosa battaglia del 12 marzo a Bengasi nell’oasi delle Due Palme, o La battaglia di Gorizia (a partire dalle 14.30) Oltre ai documenti storici sulle prime adunate fasciste, quest’anno viene particolarmente messo in luce l’aspetto del Comerio non politico quale traspare in opere quali Il carnevale di Nizza, che anticipa Vigo, o il bellissimo Dal Grappa al mare. A proposito di Comerio, viene oggi presentato alle 16.30 il volume curato da Luca Mazzei  e Maria Assunta Pimpinelli edito dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, La guerra da vicino. Cinema Fotografia e altri media. Campagna di Libia 1911-13. Filmografia.

Sempre martedì 3 ottobre (ore 9.00), i Viaggiatori Sovietici ci portano in Uzbechistan nell’antica città di Bukhara, e nel Pamir, Il tetto del mondo, con il lungometraggio del 1927 per la regia di Vladimir Yerofeyev, un pioniere del cinema di spedizione. Le riprese documentano molti aspetti dei luoghi attraversati, i bazar del Kirghizistan, le valli e i fiumi, le montagne innevate, ma anche la vita dei pastori nomadi, evitando i facili clichè del primitivismo e  descrivendoli invece come popolazione fiera e autosufficiente. Da notare l’attenzione del regista verso la cultura religiosa dei Tagichi del Pamir occidentale, seguaci di una corrente islamica che venerava l’Aga Khan, il dio vivente. In ossequio ai dettami dell’ateismo di stato imposto dal regime comunista, le immagini vengono montate con quelle di fumatori d’oppio e accentuano i contrasti tra stili di vita arcaici e il progresso introdotto dal nuovo corso.

Da segnalare infine per la sezione sul Canone Rivisitato, Aelita del 1924 di Yakov Protazanov (ore 16.30) grande opera sperimentale di fantascienza, e Vem Domer, La prova del fuoco (ore 20.30), del 1922, del maestro svedese Victor Sjöström. Film di eccezionale bellezza visiva che attirò l’attenzione di Hollywood sul regista, l’opera è una riflessione sul senso di colpa e il bisogno di espiazione in una società cattolica non meglio precisata (potrebbe anche essere l’Italia), ai tempi del primo Rinascimento.

Le Giornate del Cinema Muto 2017 sono promosse dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – Direzione Generale Cinema, dal Comune di Pordenone, dalla Provincia di Pordenone, dalla Camera di Commercio di Pordenone e dalla Fondazione Friuli, con il sostegno di Crédit Agricole FriulAdria e PromoTurismo FVG.

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SEBASTIAN KÖETHE È IL VINCITORE DEL PREMIO CRÉDIT AGRICOLE FRIULADRIA-COLLEGIUM 2017 http://www.giornatedelcinemamuto.it/sebastian-koethe-vincitore-del-premio-credit-agricole-friuladria-collegium-2017/ Mon, 02 Oct 2017 16:09:21 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=14336 È il tedesco Sebastian Köthe di Berlino, il vincitore del Premio Crédit Agricole FriulAdria-Collegium 2017 con il saggio “Silent Film as Ambiguous Heritage”. Il responsabile privati della filiale di Pordenone della banca, Andrea Targa, consegnerà il premio lunedì 2 ottobre alle 20.30 sul palco del Teatro Verdi. Il riconoscimento prevede un assegno che consentirà al […]

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È il tedesco Sebastian Köthe di Berlino, il vincitore del Premio Crédit Agricole FriulAdria-Collegium 2017 con il saggio “Silent Film as Ambiguous Heritage”. Il responsabile privati della filiale di Pordenone della banca, Andrea Targa, consegnerà il premio lunedì 2 ottobre alle 20.30 sul palco del Teatro Verdi. Il riconoscimento prevede un assegno che consentirà al vincitore di implementare i suoi studi di cinema.

Sebastian Köthe ha studiato sceneggiatura alla DFFB (Accademia tedesca dei film e della televisione) ma è anche un realizzatore di cortometraggi per i quali ha vinto vari premi ai festival IFF di Varsavia e al Hofer Filmatage, e soprattutto il premio per il miglior cortometraggio al festival dei corti di Bamberg. Ha inoltre studiato Filosofia e “Cultural Studies” alla prestigiosa Università Humboldt di Berlino e sta terminando i suoi studi specialistici nella stessa università. Ha tenuto attivo per vari anni il cineforum universitario, selezionando e promovendo il cinema d’autore.
Nato nel 1999, il Collegium è giunto quest’anno alla diciannovesima edizione. I giovani Collegians, scelti fra le tante candidature che si ricevono ogni anno, hanno modo di approfondire con l’aiuto di esperti e studiosi presenti a Pordenone temi attinenti al programma del festival. L’intento principale, oltre che di formare un nuovo pubblico che conosca e apprezzi il cinema muto, è quello di creare e arricchire una nuova generazione di cinefili e studiosi del cinema di quell’epoca, che trovano in Pordenone uno spazio unico per l’approfondimento e la ricerca. I 24 giovani (12 per l’anno in corso, 12 riconfermati dal 2016, con un età che va dai 19 ai 35 anni) rappresentano le nuove forze di un festival capace di rinnovarsi nel tempo.
Al termine delle Giornate, i partecipanti al Collegium sono chiamati a scrivere ciascuno il proprio “paper”, un saggio caratterizzato da un’impostazione non convenzionale, in cui esprimere non solo la propria abilità di scrittore ma soprattutto contestualizzare e interpretare i film visti al festival all’interno di un programma così ricco e vasto.

Crédit Agricole FriulAdria, partner delle Giornate del Cinema Muto, ha deciso di abbracciare la filosofia del Collegium allo scopo di riaffermare il suo impegno nella formazione e nella valorizzazione dei giovani talenti e nel 2008 ha istituito il premio destinato all’autore del miglior “paper” (o saggio) dell’anno precedente, allo stesso tempo rafforzando il legame di lunga data con le Giornate.

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DONNA DIVA. LOUISE BROOKS, ANNA FOUGEZ E LEDA GYS PROTAGONISTE DELLA TERZA GIORNATA DEL FESTIVAL http://www.giornatedelcinemamuto.it/donna-diva-louise-brooks-anna-fougez-leda-gys-protagoniste-della-terza-giornata-del-festival/ Mon, 02 Oct 2017 07:00:06 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=14288 Oggi è la giornata di Louise Brooks e del suo Now we’re in the air, del 1927, che si considerava interamente perduto e di cui Robert Byrne, storico e presidente del San Francisco Silent Film Festival, ha ritrovato nel 2016 un frammento di 23 minuti nell’archivio di Praga, che ha contribuito al restauro. L’allora ventunenne […]

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Oggi è la giornata di Louise Brooks e del suo Now we’re in the air, del 1927, che si considerava interamente perduto e di cui Robert Byrne, storico e presidente del San Francisco Silent Film Festival, ha ritrovato nel 2016 un frammento di 23 minuti nell’archivio di Praga, che ha contribuito al restauro.

L’allora ventunenne attrice, proveniente dal Kansas, figlia di un avvocato e di una pianista, un passato di danzatrice, era ai primi passi nel mondo del cinema e non aveva ancora ruoli da protagonista. Il 1927 era il secondo anno della Brooks a Hollywood e dei film da lei interpretati in quell’anno rimangono solo le parti, 23 minuti in tutto, che vengono presentate in prima internazionale al Teatro Verdi di Pordenone lunedì 2 ottobre alle 20.30. La Brooks fa una breve apparizione, sufficiente però a illuminare lo schermo con il suo magnetismo. Nell’autobiografia, Lulù in Hollywood, afferma che la sua foto preferita, è quella che la ritrae in una posa spontanea, in compagnia dello sceneggiatore Keen Thompson, proprio sul set di Now we’re in the air. La storia del film si svolge durante la prima guerra mondiale nell’ambiente dell’aviazione. Era vivissima ancora l’impressione della trasvolata atlantica del maggio 1927 di Lindbergh e la pubblicità del film presentava i due protagonisti come i “due folli Lindbergh”. Sono due cugini alla caccia di un’eredità del nonno scozzese, che si innamorano di due gemelle cresciute una in Francia e l’altra in Germania, interpretate entrambe da Louise Brooks. Dopo questo film la sua carriera decollò definitivamente ed esaurito il contratto con la Paramount, la Brooks fu richiesta anche in Europa dove lavorò con Pabst e dette vita all’immortale personaggio di Lulù. Tornata in America fece il gran rifiuto per Nemico pubblico nel ruolo che lanciò definitivamente Jean Harlow e molti dicono che questo fu l’inizio della sua fine artistica.

Diva autarchica è invece Anna Fougez, tarantina, la sciantosa per eccellenza. Cantante, ballerina, attrice del varietà, tra il 1916 e il 1922 la Fougez interpretò parecchi film di cui rimane soltanto Fiore selvaggio, 1921, di Gustavo Serena, e di cui la Fougez è anche sceneggiatrice (ore 10.30). Oltre a darci la conferma del temperamento e della versatilità dell’attrice, Fiore selvaggio è interessante per la qualità della fotografia e delle riprese, molte in esterni in paesaggi di grande suggestione. Alle 18.30 nell’ambito di FilmFair al 2° piano del Teatro Verdi viene presentato il libro Irresistibile Fougez – Biografia di una diva, di Luigi Calabrese, Scorpione Editrice, alla presenza dell’autore.

Ma nel programma odierno c’è anche spazio per un’altra diva italiana del muto, la celebre Leda Gys, abile tanto in ruoli comici che drammatici, fu la Madonna nel Christus di Giulio Antamoro. Il film del programma, per la sezione di omaggio ai 70 anni della Cineteca Italiana, è La trappola, 1922, di Eugenio Perego, prodotto dalla Lombardo Film (ore 17.30). Leda Gys sposò Gustavo Lombardo e il loro figlio, Goffredo, fu poi il fondatore della Titanus, una delle più importanti case di produzione del cinema italiano degli anni d’oro.

Da segnalare infine, nel programma pometridiano, il film di Griffith A flash of light, del 1910, in cui la sequenza finale rivela in pieno la grandezza del suo talento registico.

Le Giornate del Cinema Muto 2017 sono promosse dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – Direzione Generale Cinema, dal Comune di Pordenone, dalla Provincia di Pordenone, dalla Camera di Commercio di Pordenone e dalla Fondazione Friuli, con il sostegno di Crédit Agricole FriulAdria e PromoTurismo FVG.

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