APRÈS L’INCENDIE DE SALONIQUE, AOÛT 1917

APRÈS L’INCENDIE DE SALONIQUE, AOÛT 1917
(FR 1917)

“Ho visto una città morire, nella triplice agonia delle fiamme, della cenere e del fumo”. L’altrimenti ignoto capitano Ibrahim Jessé-Ascher scrisse queste parole per la rivista francese L’Illustration, dopo aver assistito all’incendio di Salonicco (nella firma, il suo nome compare con la grafia “Inahim,” ma si tratta sicuramente di un errore). Sotto il dominio ottomano la città era stata per molti secoli un gioiello multiculturale, ed era rimasta tale dopo essere passata alla Grecia nel 1912. Benché i distretti residenziali fossero divisi sulla base della religione e dell’etnia, la popolazione (in gran parte ebraica) era poliglotta e guardava con orgoglio alla propria tradizione cosmopolita.
Essendo un grande porto, Salonicco divenne un’importante base per le truppe alleate dopo l’entrata in guerra della Grecia nel giugno 1917. Poi, il 18 agosto, il fornello di una cucina innescò uno spaventoso incendio, che incenerì vastissime zone della città e lasciò senza tetto 79.000 persone. Per controllare le fiamme furono necessarie 32 ore, in parte a causa delle antiquate attrezzature dei vigili del fuoco e dell’intrico di strade strettissime, ma anche perché l’approvvigionamento idrico era stato in gran parte requisito a uso delle decine di migliaia di uomini degli schieramenti alleati presenti in città.
Jessé-Ascher rievoca la scena con vivida forza: “Sembrava che una mano invisibile facesse passare sulla città la fiaccola della vendetta divina. Il flagello pareva dotato di una sorta di terribile intelligenza, di astuzia maligna. Si levava, indugiava, strisciava, balzava, e sotto il suo urto crollavano le case più alte, le moschee, le chiese, le sinagoghe. Neri come le candele di una messa satanica, oppure rosa o bianchi come gigli, i minareti svanivano imploranti, in questa terrificante liturgia dell’elemento scatenato … Centomila sventurati, privi di rifugio, di mezzi, di pane, di vesti, maledicevano insieme – con la cieca ingiustizia della sciagura – il flagello che li aveva tratti alla rovina.”
Data la forte presenza di truppe alleate, non sorprende che a Salonicco si trovassero numerosi cineoperatori pronti a filmare la strage. Après l’incendie de Salonique, août 1917 fu girato da Gaston Haon, aggregato al Service Cinématographique de l’Armée. Dopo la guerra, fu proprio Haon a incoraggiare Julien Duvivier a intraprendere la carriera di regista: i due collaborarono al primo film di Duvivier, che fu un western, Haceldama ou Le Prix du sang (1919), e di nuovo nel 1929, a Maman Colibri.
È impossibile stabilire se Après l’incendie de Salonique, août 1917 sia ricollegabile ai 100 metri di pellicola proiettati il 10 settembre a Parigi, che secondo Hebdo-Film documentavano “il terribile incendio che ha appena distrutto metà di Salonicco”.

Jay Weissberg

photog: Gaston Haon.
prod: Service Cinématographique de l’Armée (SCA).
copia/copy: 35mm, 33.3 m., 2’03” (14 fps); senza didascalie/no titles.
fonte/source: Établissement de Communication et de Production Audiovisuelle de la Défense (ECPAD), Paris.